Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931

Clàssic·ismo critico d-i Renato Serra 695 dono al canto p'uro circoscritto nel giro di pochi versi. Spiega il fondamento del suo pensiero e le ragioni della sua critica, la natura dell'arte e l'ideale umano, nel modo che verremo mostrando. Ma prima bisogna dire di non badar troppo ad alcuni aspetti . esteriori o pratici del suo temperamento per inferirne come di una insopprimibile rivelazione del latente romanticismo serriano. Il suo epistolario è ben vero che ci svela, accanto a parecchia serietà di propositi, troppa insistente insoddisfazione, spesso né chiara né nobile, uggiose e continue rimostranze di chi non è ma.i pago e mai sicuro, fino a giungere a quella disperazione estatica degli ultimi anni che pareva volesse necessariamente sboccare nell'abbraccia– mento rassegnato della morte. Questo può essere vero in tutto o in parte, ma dice ben poco in quanto ai motivi della sua opera critica. Dovrebbe bastare riconoscere che le sue idee erano precise e salde pur nelle ore peggiori, che l'uomo poteva sentirsi insofferente e incerto in molte cose della sua esistenza tranne che nei momenti in cui gli era dato di accostarsi alla poesia con candidezza d'animo. E del resto non vi par tempo di •metter da parte questa bizzarria di andar stanando il romanticismo in ogni incerta piega dello spirito e in ogni anfrattuosità di stile, per modo che i tre quarti della let– teratura greca e una buona metà di quella latina non dovrebbero più far parte del repertorio classico? Tutti d'accordo nel ricono– scere che ad Atene si aveva, come da noi, l'abitudine di ·esser ma– lati o sani, tristi o lieti o ironici a seconda delle circostanze, ma se a .Saffo il cuore sale alla gola in vista dell'amato, se Omero si commuove all'immagine degli uomini che vengono e vanno ·com.e le foglie della primavera, c'è sempre qualcuno che escJama: « Ec– colo il romanticismo >>. Ohe se poi questo evidente richiamo al buon Renso non bastasse, superficialità per superficialità, chi potrebbe vietarci di allineare, accanto ad alcune testimonianze del carattere pseudo-romantico di Renato, altre che senza troppa fatica, se pure con identica incon– sistenza, potrebbero accettare ht qualifica di classici? L'indolenza, la sfiducia, la malinconia, sia pure assaporate con assiduità in– consueta, non senza qualche sentore di civetteria letteraria, non si accompagnano. alla passione per lo sport, ad una forza d'animo rara di fronte alle grandi sciagure, alla serenità attiva ed eroica delle giornate di guerra ? Vedete bene che ciò significa insistere inutilmente nella definizione di una personalità che ci si rivela sù– bito nella sua fondamentale sanità ad ogni parola cbe stilla con ientezza, _per godimento suo e nostro, dal labbro di buongustaio. Noi riferiamo apposta alcune frasi che anche altri ha stralciato dalle sue lettere e sono tra le più note, con l'avvertenza di non BibliotecaGino Bianco

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