Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931

Lacrime n89 senza proporle di uscire, l'intenzione di sottolineare questa sua libertà, questa sua dimenticamza; o almeno pareva a Tilde, che soltainto per orgoglio si proibiva di muovergli rimprovero o d'i ri - tortnare con proposito ,di pace sul discorso di allora. Passava lunghi giorni sola, correggendo i compiti, prepa,rrundo le sue lezioni, e credeva di essere tranquilla perché runche quando non a,veva niente da fa.re nessun pensiero né cattivo né lieto saliva a ingombrarle l'anima, conie se davvero avesse ottenuto di noo desi– derare più, di non vivere se non in quelle cose estranee che la occu– pav,ano alla superficie. Pioveva; ella guardava piovere sul piccolo catllale ove affioravano galleggiando rifiuti sporchi. Una barca pas– sava, un affr,ettato rumore di passi sulla :fondamenta, una faccia stram.iera si mostrava per un momento alla fitllestra di fronte. Tilde guardava a una a una queste cose, come se bastassero a empire il vuoto della sua vita, finché veniva l'ora di andare a letto con p,ro– babilità di dormire. Avvicinandosi Natale ella prima parlò al fratello, ma il tono della sua v•ocenon era meno freddo del silenzio durato finora. - Verrai .ainche tu a casa, per Natale? - Certamente. - Ti avverto che io parto sabato nel pomeriggio. - Nel pomeriggio ? Allora, se non ti dispiace, possiamo partire insieme. - Figùrati ! Se non dispiace a te .... Partirono insieme. C'eramo con Tilde due colleghe più giovami messe in rumorosa letizia dal pensiero delle vacanze. Se Tilde fosse , stata sola con loro quel chiasso le avrebbe dato noia, ma desiderava mostrare a Eugenio che anch'ella poteva essere lieta senza di lui. Egli era seccato di quel ritorno in famiglia per la festa tradi– zionale a cui il suo cuore non aderiva più, e dei suoi proprii rapporti con la sorella, e della compagnia malgr3idita; e stava nel corridoio tutto il tempo che gli era concesso senza diventare ineducato, per essere solo. Così fu due volte seccato di trovare rientramdo nello scomparti– ,mento un giovinotto coo le tre donne, e di vedere come tutte si di– vertivano alle sciocchezze che quello diceva. Anche Tilde, come le altre, anzi più delfo altre, come se facesse apposta per in,dispet– tire lui. - Che cosa c'è? - chiese una delle compagne di viaggio ve– dendolo di malumore. - Non le pare proprio che ci sia niente ? - rispose Eugenio guardando la sorella con intenzione di rimprovero. Ma quella senza sottrarsi allo sguardo disse forte come chi non ha niente d'a nas001I1.dere: - Faresti meglio a occuparti dei fatti tuoi. ,4. - Pègaso.

RkJQdWJsaXNoZXIy