Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931

Villa Beatrice 645 imbronciata, scuotendo appena i riccioli biondi. S'era dovuto anche lui convincere, s' era, anche lui rassegnato. Ma ancora, ancora : « Ohi sa ? cara mia, noi non possiamo sapere .... >>. E quel giorno erano andate, mamma e figliola, a far visita a una signora di conoscenza, moglie ora d'un magistrato, ma che prima era stata una cuoca e aveva ll:Lpassione di combinare i ma– trimoni. - La nostra Bice, ostinata a star sulla frasca: è venuto il mo– mento di metter giudizio. Ohe cosa ne dice, signora Isabella ? - Capirà : senza dote e con le esigenze della. vita a cui ella è or.mai abituata .... e poi la Bice non è, lei lo sa, di facile conten- tatura. · - Cara figliola, a diciott'anni abbiamo tutti sognato il prin– cipe azzurro, e poi ci siamo tutte dovute adattare. E la signora Malvina, tozza come una foca, che stava a sedere sull'orlo del canapè, a gambe larghe, sospirò alzando al cielo gli occhi le cui borse sembravano tinte con la brace e distendendo il doppio mento: nello stirarsi della pelle, il coldcream alto due dita dava l'idea d'un intonaco che si crettasse. Non c'era nulla che la Bice odiasse più di certi discorsi: la signora Malvina poi era per lei come per certuni le tarantole e i rospi. E quando quella, alludendo al dono di rito che spetta alle <;ombinatrici di matrimoni : « Eh ! birichina! Eppure vedrai che arriverò a guadagnarmela anche questa, delle camicie!», e sten– <lendo il braccio corto le appoggiò, sopra una mano, una mano delle sue, la Bice ebbe l'impressione che le si posasse, sopra, un impia– stro diaccio. Eppure nulla in lei dètte a divedere codesta impres– sione: come se le avessero, sul dorso della mano, posata una cioc– chettina di fiori. E sorrise, di quel suo sorriso che agli altri diceva sempre la medesima cosa, cioè nulla; e per lei soltanto aveva un valore ogni volta diverso. Non eran passati quindici giorni che un biglietto, riconoscibile anche a distanza, al puzzo di muschio, per un biglietto della signora Malvina, avvertiva la signora Isabella ch'esse erano aspettate, l'in– <lomani, all'ora del tè. E l'indomani la signora Isabella e la· Bice, entrando nel sa– lotto della signora Malvina, se la videro venire incontro vestita in raso verdone, una rosa rossa in petto, un ventaglio di penne più grande di lei e una pettinatura a rocchi d'un ebano dubbio, secondo la moda di vent'anni fa. Su una poltroncina sedeva, e ~1ll'entrare delle visitatrici s'alzò di scatto, un uomo d'oltre quarant'anni, d'un biondo rossiccio stinto, che sbagliava un occhio e aveva di gran baffoni spioventi; BibliotecaGino Bianco

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