Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931

Villa Beatrice 643 con le debolezze, coi desideri della carne. Sennonché ne soffriva come di cosa da tener per sé; che restava, anzi, racchiusa e dissi– mulata dentro di lei : per cui nessuno n'aveva neppure il sospetto. E a lei sembrava di essere, - sentiva di essere, lei, qual era dav– vero e che nessuno conosceva, - condannata a rimanere inespressa ed inerte dentro quella falsa spoglia, come farfalla di già svilup– pata dentro la crisalide. Non aveva mai saputo che fosse male: qualche giramento di capo, delle nausee, e un po' di palpitazione di cuore nei momenti critici: del resto, sana tutta, - almeno così appariva, - come i trentadue denti magnifici bianchi. « Felice te!)) era l'esclamazione di tutti d'intorno a lei quand'ella doveva confessare la sua igno– ranza di ciò che fosse sofferenza fisica; ma sentiva anche che co– desta specie d'invidia la respingeva, nello stesso tempo, fuori della cerchia in cui là comunanza della dolorosità della carne costituisce il vincolo fondamentale : vestiti tutti d'una carne stessa. Il suo, per la gente, era un altro tessuto: si capiva perciò com'ella fosse insensihile, - quasi che le sofferenze fisiche siano il veicolo indi– spensabile a capire anche quell'altre sofferenze: a capirle, cioè a parteciparne: le debolezze, gli errori, le passioni, i peccati: istin– tiva coscienza che l'un male e l'altro ànno un'origine uguale: ànno ambedue la radice nell'infelicità comune della umana natura. Ora lei, secondo la gente, era una privilegiata, un'eccezione, fuori quasi della legge umana : ,sottratta alla comune infelicità : oggetto d'invidia. Era questo l'inganno: l'inganno di cui ell'era vittima: com'è possibile vivere di là, com'era possibile? E un ostacolo in– superabile, come un incanto malvagio, le impediva di passar den– tro il cerchio. Fin nelle devozioni, quando s'accostava ai sacramenti, dava l'idea d'un'indifferenza assoluta come di chi compia una cosa mec– canicamente ; per lo stesso confessore ella apparteneva a quella ca– tegoria d'anime che rappresentano nel regno dello spirito ciò che nella compagine terrestre i deserti : le anime per cui non c'è sal– vazione: come su pietra cade su loro il seme della Grazia e il san– gue del1a Croce. Così dunque era arrivata quasi alla trentina e non aveva avuto ancora punte " occasioni ". È vero che non aveva dote ; ma la ra– gione maggiore era stata dell'essere così com'era di natura; se no, qqalcheduno, non foss'altro per la considerazione che suo padre era un pezzo grosso, una persona influente, si sarebbe fatto avanti. In– fatti suo padre era un alto impiegato alla Prefettura, ma non aveva che lo stipendio, mentre per le esigenze del suo stesso ufficio era co– stretto a tenere un tono di vita per cui lo stipendio bastava appena. La madre poi aveva una miseria di capitaletto investito in un mu- BibliotecaGino Bianco

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