Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931
642 B. Cioognani confidandosi: c'erano digià tanti «perché>>, d'un cosi perturbante dolce mistero ! Non un'amica ; e anche a scuola era rimasta isolata : nessuna aveva fatto lega con lei. A scuola, i componimenti, la sua disperazione. Non era stata mai buona a scrivere, su qualunque tema, più d'una mezza colonna. Ch~ se poi il tema era di quelli ~he toccano il sentimento, c'era proprio qualche cosa che le 1mped1va · di scrivere di mettere li, sulla carta, certe parole: e quando, sfor– zandosi n~ aveva messa li una, le venivano i rossori al viso e bi– soo-nav~ che la cancellasse in modo che non si leggesse più. « Arida co~e la pomice» l'aveva definita il professore d'italiano, - ~na definizione non molto nuova ma sempre efficace -, « Che cosa c1 à lei, nel posto del cuore ? ». E invece era proprio quello che la faceva soffrire, codesto che il professore le negava, quello che le doleva, di continuo, sempre. Ma chi l'avrebbe potuto supporre? Anche l'aspetto, l'aspetto prima di tutto, ingannava. ·Aveva avuto uno sviluppo esuberante. A sedici anni era già un pezzo di donna alta e formata; e quel rigoglio, con la sostenutezza, aumentava il distacco : quasi che ella avesse rice– vuto troppo; per cui poteva starsene contenta per conto suo. E ella avrebbe voluto essere piccola e magra : capiva, invidiava l'incanto che emana dai piccoli corpi, quella loro mobilità, quello sfaccettio di vita che attrae, che eccita simpatia, che dà gioia: la forma ri– dotta a nulla, che non ostacola, agevola anzi l'aderenza, lo scambio; per arrivare a lei bisognava cominciare dal guardare in su, e per avvolgerla, sia pure con lo sguardo d'un'anima che cerca un'altra anima, ci voleva uno sforzo, costava fatica. E questo la irrigidiva più che mai, la respingeva più che mai nel suo isolamento. A primo aspetto avventava: alta e formata, prospera: le belle spalle e il seno colmo e la baldanzosa curva dei fianchi : i bei ca– pelli biondi portati con la divisa in mezzo e raccolti poi dietro in una massa abbondante, gli occhi celesti e il carnato che dava proprio _ senso di gigli e rose. Aveva, della dea quando passava,, anche nel modo d'incedere, nel portamento. E i giovinotti si fermavano in ammirazione, la seguitavan éon gli occhi. Ma bastava che l'avvi– cinas~ero: un gelo, una delusione; non veniva nulla da quella bella creatura: la voce senza vibrazioni, senza metallo; l'azzurro degli occhi un bello smalto; al senso della dea si sostituiva quello della statua. Il corpo era, si, di una bella materia, ma non era carne: era un'altra materia che s'immaginava al contatto foedda e insensibile, senza nulla d'umano, da aver ~itegno a toc~ carla. Nessuno le aveva fatto la corte, nessuno le aveva rivolto una p~rol~ d'a1;11-ore. Un ?ello spirit? le aveva ~ppioppato il nomignolo d1 << s1gnorrna Gennaio»: e tutti erano stati d'accordo che a abbrac– ciarr lei ci sarebbe stato il medesimo sugo che a abbracciare un fan'. toccio di neve. E invece anche la sua carne era carne : con i bisogni, BibliotecaGino Bianco
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