Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931

v·ILLA BEATRIOE. STORIA DI UNA DONNA. Dio è Carità. SAN GIOVANNI, F)p. I, ,, 16. PARTE PRIMA. CAPITOLO I. « Ohi vuoi che ti voglia bene ? )). Era stato come il ritornello d'ogni discorso diretto a lei, fin da quando era bambina, da quelli di casa, dalle persone di confidenza. «Chi vuoi che ti voglia bene?)). E dire che forse non c'era bambina che avesse desiderato tanto i baci e le carezze del babbo e della mamma, che fosse come lei inti– mamente sensibile alla più lieve attenzione, al più piccolo segno d'affetto! O perché al momento di correre incontro, di buttare le braccia al collo, si sentiva inchiÒdare e le era impossibile anche semplicemente far l'atto di porger la gota ? E alle affettuosità, un irrigidimento, una contrarietà, una repulsione tanto più forti quanto più quelle erano espansive. « Nessuno ti vorrà bene:· il babbo e la mamma te lo voglion lo stesso, ma gli altri!. .. Amore fa amore. Ti vorranno il bene che si può volere a una cosa di pietra>>. E allora lei avrebbe voluto piangere. Piangere! Ohe cosa avrebbe pagato per poter pia ngere in quei momenti! Ohe cosa soffriva! Quando le di– cevano.là cosa ingiusta, quando le rinfacciavano a quella maniera di non av er cuore e lei se lo sentiva spezzare, eppure i nervi fermi e gli occhi asciutti, secchi, da farle male da quanto bruciavanò : appena un tremore alle labbra quasi impercettibile e che dava un'espressione dura alla bocca: un'espressione d'orgoglio. « È alta un braccio e è di già tutta orgoglio>>, diceva la zia Corinna, la zia che portava ogni sera le cartate degli avanzi ai gatti del giardino di Piazza d'Azeglio. Ma appena era sola e non la vedeva nessuno, s'abbandonava sul letto; ma anche se allora le riusciva di piangere, aveva perfino la cura di rovesciare il guanciale perché non s'accor– gessero nemmeno di quelle poche lacrime. Anche le compagne la lasciavan da parte : ed ella avrebbe deside– rato tanto di andar stretta stretta, braccio a braccio, a voce bassa 41. - Piuaso. HotecaGino Bianco

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