Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931
764 V. LARBAUD, Pa1tl Valéry teorica. Ma anche questi sempre più radi, sin che nel '900 egli si tacque del tutto per quel lungo silenzio che durò fino al 1917. •Silenzio senza dubbio m'eritorio, e prova, di forte volontà, se si pensa che in tutto quel tempo egli aveva tutt'altro che allentati i suoi legami col mondo del– l'arte e del pensiero. Insomma, egli visse sempre più rigorosamente s:e– condo quella « politique interne du pouvoir qui considère le vouloir com– me diminution prochaine ». Secondo quella sua formula-, che egli aveva immaginosamente portata al limite nella figura di Monsieur Teste. ,Sino, dice Larbaud, a, ridurre il poeta in se stesso al silenzio, e a costituirgli una nuova natura intellettuale, in opposizione completa con quella del– l'artista brillantemente rivelatosi ai suoi coetanei.. .. Il bisogno di « defi– nirsi e oi-ganizza,tsi >> io conduce alle scienze, matematiche e fisfohe. La sua fobia del «vago>> e dell' «arbitrario», quell'ossessione di rifiutare in ogni atto e pensiero quel che v'è in esso di ingiustificato e inconscio, lo conduce, secondo egli confessa in una lettera, « a perdersi in senso inverso al senso in cui vanno generalmente a perdersi gli altri>>. E qui, una osservazione. In quella esigenza che portava il Valéry, rifiutando il supremo dilettantismo simbolistico, a scorgere la necessità per l'imma– ginazione di orientarsi « vers le type physicien et non plus vers le type conteur et poète )) non si può forse scorgere una, manifestazione, di ciò che pure sentivano i più notevoli creatori letterari delle ultime decadi: un Joyce, un Proust, per fare qualche nome di arUsti agli antipodi di Valéry, di «studiare)) il mondo, di .avere di esso una vasta conoscenza positiva, per conferire alle proprie opere una concreta ,solidità oggettiva,, una complessità di organica tessitura che ue assicuri la profonda consi– stenza ed elasticità oltre quella « effusione lirica)) che ne èostituisce la superficie? o anzi, per dirla con termini più precisi, il bisogno di qual– cosa di diverso, di più «reale» ch e non la mera « effusione lirica» ? Comunque, non si può anda.re qui oltre questo rapido accenno. Fu verso il 1912-13 che un grup po di am ici gli chiese di riunire in un volume le sue poesie giovanili, sparse in va,rie riviste. Egli rifiutò dapprima, ma quelli non si diedero per vinti : e stabilirono per loro conto un testo dat– tilografato che gli .sottoposero. Egli annota : « Coutact avec mes monstres. Dégout. Je me mets à les tripoter. Retouches ..... )). Finisce tutta.via con l'interessarvisi a, sufficienza per pensare di farli prec,edere da un breve poema (un venticinque versi) che sia il suo Addio alla poesia. « Pro– gramme musical et abstrait ». Di prova in prova, l'opera cresce; e dopo quattr'anni e mezzo, sarà nata la Jeune Parque: « Copulation assez monstrueuse, - nota l'autore, - de mon ' système ', de mes ' methodes' de mes exigeances musicalEls et des conventions classiques )), Il suooess~ fu immediato, tra gli intendenti, e Valéry, incoraggiato, produsse in qualche anno la serie di poemi che formò poi i Charmes. Vennero, quindi i Dialoghi, le note, gli scritti teorici di Variété, la pubblicazione di frammenti varii. A codesto tra,c,ciato della vicenda umana, e spirituale di Paul Va– léry, dato da Larbaud, e del quale si sono qui riassunti alcuni tratti salienti, segue nel volume, oltre a un indic,e bibliografico completo delle pubblicazioni valeryane, un corpo di notazioni e frammenti sotto il ti– tolo « Calepin )): alcune delle quali si erano già lEltte, recente~ente, nella BibliotecaGino Bianco
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