Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931

S. ZWEIG, Tre poeti della, propria vita 761 materia verbale è straordina,riamente complessa: con ricchezze e opu– lenze nelle descrizioni esterne, con sottigliezze e flessibilità agguerri– tissime nelle giunture logiche, con indugi di minuzie nelle analisi, che poi sfociano in conclusioni larghe e chiare. Di questo difficile stile, ricco e sottile a un tempo, è stato traduttore Enrico Rocca. Forse nella sua. versione c'è qua e là qualche arditezza o meglio qualche bravura eccessiva nel tentativo di acchiappare la frase· tedesca, già audace nel– l'originale, e di volerla incarnare nella nostra lingua, forzando un, po' la struttura severa di questa, o ricorrendo un po' troppo alla corposità della parla.fa popola,resca e dei vari dialetti. Ma sono piccole mende, la traduzione è buona, e credo che nel complesso si possa ripetere di Enrico Rocca la lode che di lui, come traduttore, ha fatto Silvio Benco: « del tedesco intenditore ricco e franco e dell'italiano bello e largo scrittore>>. BONAVEJNTURA TEJCCHI. VALÉlRY LARBAUD, Paul Valéry. Oollection des « Quarante » (Fauteuil XXXVIII). - Alcan, Paris, 1931. Fr. 25. Io, codesto suo ,saggio, inteso a presentare l'amico suo e condiret– tore di « Oommerce » in nnai collezione di volumetti destinati a illustrare i quaranta Immortali di Francia, Valéry Larband si tiene dedsamente e volutamente lontano da quel tono acerrimo e astrattivo cui pare inviti, per una sorta di mimetismo forse, il poeta di Oharmes e il pensatore, in chi si accinga a,parlare di lui. Con quella morbidezza e felicità naturale di istinti, che distinguono i suoi interventi nell'agone letterario, egli ha compreso che, al posto di un riuovo tentativo esegetico o interpretazione trascendentale, quel che egli era meglio di ogni altro in grado di fornire ai lettori e agli studiosi dell'opera del Valéry, era un saggio largamente biogrrufico, che permettesse di inquadrare con maggior conoscenza di causa la formazione di questo pensiero e di questa poesia. Che troppi, difatti, hanno tendenza a tra;;portar,e nel considerarli, in una zona cli astrazione quasi inumana. « Poiché se è certo che lo scrittore, il poeta, il pensatore non vanno cer-cati altrove che nell'opera loro, è altrettanto vero che per meglio comprendere quest'opera, non è inutile di sapere in che modo essa s'è potuta elaborare, sviluppare, e la storia di un tale sviluppo deve pure appoggiarsi su qualche dato biografico; come studi, letture, soggiorni, viaggi, - il resto, tratti di carattere, abitudini, vita priva·ta, restando nel dominio dell'aneddotica, è superfluo». :El a un tale « umile e forse ingrato servizio» che egli s'è voluto aiccingere, « senza dimenticare che gli anni più importanti, in tema di biografia letteraria, sono spesso i meno conosciuti, quelli che ebbero minor numero di spet– tatori o gli spettatori meno perspicaci». Vi si è accinto, basandosi su tre ordini di documenti : i ricordi delle sue conversazioni con V aléry, alcuni paragra,:fi delle lettere ch_equesti gli è venuto scrivendo dal 1913 in poi, e sopratutto certe preziose note autobiografiche, che il poeta volle redi– gere per lui e le quali si arrestano alla data di pubblicazione della Je·une Parque, con questa conclusione: « Et le reste est vacarme ! ». Queste note biografiche offrono a noi italiani un particolare ele- ibliotecaGino Bianco

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