Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931

754 C. E. GA.DDA., La Madonna dei filosofi lieto campo. Da ingegnere ha, girato il mondo ,e ci tiene a, mos~rar~o, e stordisce il povero lettore con termini che richiederebbero a piè d1 pa– gina, un commento allegro e altra mormorazione di riso. (È una pr_oposta, questa, che noi facciamo a Gadda, per quando si farà, e certo s1 farà, una seconda edizione del suo libro). Ora come ora, certe battute fanno. più intravedere che avvertir chiaramente la punta. Ma insomma Jahier qui fa scuola; solo che non è così fitta la, satira, o di sa.tira non ce n'è affatto· e sopra tutto c'è maggior libertà fantastica - guarda dove gli pia~e, 'c1ivaga col su'o scrivere sempre svagato, ed è ricco ricchissimo d'imprevisti. • Ma com'è che uno scrittore così pur riesce faticoso? È che non ha leggerezza, cli movimenti : non sa fondere bene le part~ : non sempre sa rendere evidente la ragione del «particolare», e la, più intima ragione del racconto. O succede che l'interesse, diremo così, marginal,e, se richiama il lettore, nel tempo stesso lo fuorvia. S'ha bi– sogno d'una rilettura perché il segreto motivo risalti e faccia centro. E allora, avvertiamo che pareva un raccontare sperso, ed era for~e troppo stretto; pareva ridere per ridere, e c'era sotto una commozione ratte– nuta; la penna pareva solo avventurosa, e invece incideva, era conse– guente, era obbediente a un'idea. Solo nel primo racconto, Teatro (se proprio -s'ha da chiamarlo rac– conto), la forza dello scrittore sembra quanto mai fuori fuoco. Qualcuno ha ricordato Barilli, e certo vien fatto di pensa,rci quasi senza pensarci. Diremo allora che è un Barilli a cui manca. tutto quello che è di Barilli, l'amore ana musica, e che fa amoroso il suo riso, per non dire liricamente alto, e gli riscatta quel che è di composito e irreale in una forma .d'arte che i difficoltosi ingegni rigettano, ma, i cuori innamorati eialtano. Al teatro d'opera, Gadda ci sta con freddo animo, ride, e può ridere, di tutto, perché la musica per nulla lo tocca. Non vede le varie arti fon– dersi in una, le vede disgregarsi; e, quanto a sé, pare abbia fatto a posta, per ridere, a scompaginare una realtà vivente, e di che vita! Ma dopo, in tutto il libro, è proprio un crescere d'interessi; e d'in– teressi umani. Manovre di artiglieria da campagna non sarà tutto bello, ' ma basterebbero le ultime cinque pagine a farne una cosa piena di com~ mossa e intensa verità; e Gadda pare abbia voluto anche stilisticamente farne avvertire lo stacco.... <<•••• I grandi e nobili cavalli .... ». Poi ci sono i due pezzi forti del libro, Cinema e La Madonna dei filosofi. Cinema è la descrizione d'una giornata di festa 'd'un povero ragazzo, tutta- allie– tata da un bel disordine, frutto acerbo d'un'età acerba riemersa dalla memoria con quella stessa agrezza torbida delle impressioni prime, ed è forse per questo il racconto più unito, perché da riferire quasi per intero a un sentimento solo o a ,sensazioni che insieme fanno corpo; La Madonna dei filosofi., apparentemente divisa in due, il ritratto e la, vita d'una, nobile Maria, Ripa,monti e la storia, amara dell'ingegner Baronfo, forse patisce di quest'essere diviso, ma a lettura finita le parti distanti si toccano, si fondono, e non si può neppure dfoe. che sarebbe stato meglio, raccontando, mescolarle: si pretenderebbe che Gadda fosse diverso da queJlo che è, e invece, cosi com'è, piace, anche se obbliga il lettore tante volte a to:rnare indietro di pagine e pagine, per veder chiaro ,BibliotecaGino Bianco

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