Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931

748 A. TILG;RER, Estetica La parte più matura e svolta del libro è, dun~u~, q?-ella gener3:le. Meno convincono le affrettate deduzioni, spesso ubbidienti alle necessità, della polemica giornalistica, che l'autore trae dal suo principio. E così pesano an:C6ra, nella sua conoezione, i residui del precedente « conte– nutismo >J, speciei nella teoria, su cui egli ancora insiste, dell'arte come originalità, o nell'altra che te)lta di giustificare .filosoficamente una_ ge– rarchia, fra le opere d'arte. In genere, ci sembra che questo pensiero guadagnerebbe a, scendere ogni tanto dalla sfera polemica e dialettica a quella della semplice osservazione e dell'analisi diretta, eterne rin– novatrici della filosofia. Temperamento meridionale, discetta.tore e com– battivo, avvezzo a inuoversi tra le idee, il 'rilgher ubbidisce ,spesso a quel terrore dell'empiria, che è del resto vivo in tutta la recente tradi– zione filosofica italiana (di cui risente anche in certi modi del suo fra– sa,rio) e si lascia talvolta prender la mano dalle sue eloquenti dimostra– zioni scivolando a fior dei problemi. Ma, ove si prescinda dall'eccesso delle intenzioni polemiche, e dalla disinvoltura un po' sbsigativa di certe applicazioni secondarie, ,si deve riconoscere che il bisogno di sal– vare l'autonomia dell'arte dalla dipendenza verso altre forme spiri– tuali, offrendo in pari tempo una definizione dell'attività es.tetica che non valga soltanto per le forme immediate e inorganiche di essa, ma anche per quelle più mature e :Complesse, più ricche d'elementi intel– lettuali, è un'esigenza viva nel pensiero moderno, e a cui il Tilgher ha dato comunque una, risposta degna di far riflettere. SERGIOSOLMI. VITTORIO LUGLI, Il posto nel tempo. - Bu~atti, Torino, 1930. L. 10. « Ciascuno ha la sua data))' dice il Lugli nel capitolo che dà, il titolo a questi suoi scritti di varia moralità e letteratura. La data, temporale ma anche più, forse, ideale, sotto cui egli inscrive le sue meditazioni e riflessioni, è quella, dei quarant'anni : età non proprio testamentaria, come fu detto non so più da chi, ma abbastanza calma per riflettere sul proprio destino, liberati ormai dalle febbri della giovinezza e non ancora immalinconiti dai primi maligni umori della declinante maturità. Le meditazioni del Lugli, - signorili di tono e di stile anche per quel tono di. schiva, tristezza che sotti,ntendono e che dà loro un pal– pito di smorzata poesia, - sono di vario argomento : sulle generazioni letterarie, sulla critica militante, sull'età, e la figura morale di Don Chisciotte, ,sulle illusioni e delusioni di una giovinezza pensosa, ripie– gata sui libri altrui ma desiosa di fermare in u,n libro proprio la propria umanità, e soprattutto sui classici, sulle letture dei classici, i cari « grandi>>. Ma la va,r,ietà degli a,rg·omenti si raccoglie e unifica su quel tono che s'è detto, che non è solo una conquista dell'età, (i quarant'anni non per tutti suonano con quel timbro di calmo raccoglimento) ma è anche il frutto di una formazione mentale e letteraria che reca il segno di una personale distinzione. Si sente che J.eletture del Lugli, anche le moderne, non sono di mwwvais maitres; egli avrà potuto avere momen– tanee avventure di lettore anche su libri di spinta modernità, conclamati BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy