Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931

A. TILGRER, .Estetica 747 m~nto dell'esp,ressione interna (il « brevissimo respiro») su quello della sua estrinsecazione materiale, per aver dimostrato che si tratta di due momenti distinti, se pure in pratica difficilmente scindibili. Mentre biso– gnava invece vedere se la distinzione fatta dal Croce fra interno-esterno è, in questo senso, legittima. Se è legittima la trasposizione alla sfera, pratica del momento dell'estrinsecazione. Se esista 1 rigorosamente par– lando, un'attività spirituale, - che sia veramente tale, e non sogno o allucinazione, - ùa cui sia assente il correlativo fisico o «pratico». Se la parola anche soltanto pensata (e cosa vuol dire « soltanto pensata» ?) non abbia un suono, se i nostri pensieri stessi non abbiano, e non solo metaforicamente, una forma e un colore. Se, poichè l'arte è creazione ossia «fare», è concepibile un «fare», ad esempio nella rpittura, che si esauriS:ca in una visione interna ,senza modificare le cose attorno a !.'é. Se, insomma, il passaggio da,11'«interno» aU' «esterno», dall'intuizione all'estrinsecazione, sia veramente un salto da una sfera ad un'altra, e non piuttosto la legge medesima dello spirito, che è d'incarnarsi ad ogni momento per apparire a se -stesso. Quando Tilgher pone sullo stesso piano il poeta che scrive e il pittore che dipinge fa una confusione logica da cui gli riesce impossibile uscir fuori. Analoga incertezza troviamo su di un altro punto, quello dell'auto– critica, interna all'opera d'arte. Il Tilgher, pure asserendo la neces– sità della coscienza critica inerente ;i,l processo della creazione a-rtistica, si chiede: « Un'arte al di qua della coscienza critica e riflessa è con– cepibile ? Sì, ma solo se è arte di brevissimo respiro, cinta come uno scoglio dalle acque della vita: breve, fuggitivo lampo di amore di sé della vita; che l'artista stesso non distingue, o solo a malapena, dalla vita da cui quel lampo si solleva. Tale è l'arte popolaresca eçc. ». Anche questo brano potrebbe esser sottoscritto da quello stesso Croce che il Tilgher combatte. Basta, anche qui, aver dimostrato la necessaria ante– cedenza, sia pure ideale, dell'immagine estetica sulla sua coscienza riflessa, per aver dimostrato che si tratta di due momenti distinti, se pure an:Che qui difficilmente distinguibili in pratica. Mentre si doveva caso mai affermare che coscienza critica e coscienza senz'altro, parlando d'arte, sono tutt'uno. Che ciò che è fuori dalla coscienza critica, sia pure embrionale ed elementare, non può essere in alcun caso arte, ma natura, e tutt'al più oggetto o motivo d'arte. Ma le stesse obbiezioni che stiamo affacciando, - ed altre ne po– tremmo aggiungere, - sono anch'esse una riprova dell'interesse del libro. Il quale, come s'è cercato di mettere in rilievo, è 11,atoda una di– sposizione essenzialmente polemica, ed ha il merito di rimettere in di– scussione molti problemi che l'autorità. del nostro maggior maestro era sino ad oggi valsa a ,sottrarre da ulteriori analisi e discussioni. Non c'è - quasi punto su cui il Tilgher non ribatta asserzioni del Croce. Ma, caso inevitabile nelle polemiche, avviene talora che le proposte riforme si . risolvano in sempl ici spos tamenti d'accento, che del resto abbiamo già avuto occasione di nota .re. Inoltre, in quanto ha di concreto, anche que– sto libro si svolge sulla linea del pensiero crociano, come una sottoli– neazione e un'elaborazione di quel concetto dell'universalità e « tota– lità» dell'espressione estetica che è merito del Croce di aver enunciato. BibliotecaGino Bianco

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