Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931
744 A. TILGHER, Estetica prati:eo dell'artista, ·inteso quest'ultimo com~ i f~tti vol~t~vi còl~i al lor_o formarsi anc6ra indeterminato al loro stadio d1 semphc1 velleJ.tà, aspi- ' . razioni e desideri su cui la volizione ha anc6ra da esercitare la ima sceltà. In saggi ,successivi egli si adoperò a maggiormente differenzia,re il comune :sentimento pratico da quello propriamente estetico, oscil– lando fra una -concezione dell'arte come assunzione del sentimento in– dividuale e pratico a sentimento universale e cosmico, e un'altra che sem– bra fare dello stess'o sentimento cosmico il pres:upposto della visione estetica. Il Tilgher si sofferma sulle difficoltà e le antinomie logiche di questo pensiero: o l'arte è il semplice rispecchiamento, la semplice « tra,_ duzione » d'uno stato d'animo già formato praticamente', e allora da essa dilegua il carattere di attività e di crea-zione su cui il Croce d'altro canto insiste. O l'arte è effettivamente creazione, e allora il sen,timento pratico non ne è più il presupposto necessario, ma al massimo il dato occasionale:. l'arte pone in essere un quid assolutamente nuovo, una forza che non si esaurisce nelle sue componenti. Anc6ra: questo quid è stato definito dalla più recente sp~ulazione del Croce come trasfigu– razione, dilatazione del sentimento immediato e individuale in senti– mento mediato, universale o cosmico. E. allora resta comunque a spie– gare in che cosa l'universalità dell'arte differisca dall'universaJ.ità del concetto, e in genere da quella d'un qualsiasi atto spirituale « indi– viduale e universale eome ogni forma ed atto dello spirito». Leggendo gli scritti teorici e i passi della sua opera critica "dove il Croce ha svolto e integrato il suo ultimo pensiero estetico, non è infatti facile superare il senso di queste sottili e complesse contraddizioni. O, meglio, tanto in teoria come in pratica il Croce riesce certamente ad attutire, e tal– volta ad eliminare simili difficoltà, ma, per via puramente de~rittiva e psicologica, dunque empirica. Il suo critico ha forse U torto di discono– scere la suggestiva ricchezza e il concreto sforzo di questi sviluppi alta– mente empirici del Croce : la morsa dialettica in cui egli tenta di strin– gerli ci lascia l'impressione che non esaurisca il più vivo pensiero del maestro. Ad ogni modo le difficoltà sussistono. Vediamo come egli tenti a modo suo di supera,rle. Il Tilgher afferma recisamente l'assoluta indeducibilità dell'arte dalla vita vissuta, dalla pramis. Lo stato d'animo, il sentimento effetti– vamente provato nella sfera pratica può essere, si, materia della sintesi estetica, ma non lo è di necessità, e non lo può comunque essere quando è ancor vivo come sentimento pratic-o. L'arte non sorge, dunque, da. qualcos,a · di estraneq a sé ; non è conoscenza, appercezione, posizione di un altro da sé: ma esperienz.a pura, esperienza sui generis che si con– cJ.ude in se stessa creandosi il propi:io oggetto. Mentre s ul piano della vita vissuta lo spirito è tensione verso un oggetto che gli man.ca senso di perpetua insufficienza e imperfezione, anelito verso il fu tu~o, sul piano dell'arte es so ba sta a sé, esso •è «autosufficiente>> è vita -che si accoglie e si gius 1 tifi.ca e « si ama» com'è, paga della s~, pura forma. L'arte è amiòr vitae, e , come tale, non già puro senso o intuizione ma riassorbirsi di tutta la vita nell'universalità della sua forma accogliersi e riflettersi in sé dello spirito tutto. ' La forza della posizione del Tilgher, - non molto distante checché: ' BibliotecaGino Bianco
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