Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931
L'ULTIMO OHAPLIN. Una delle prime cose che si notano nelle Luci della città è che il so– lito vagabondo ha messo su un po' di pappagorgia e di pancia: Oharlot, che tuttavia non ci ha mai suggerito specialmente il senso della gioventù fisica, d appare qui sotto l'aspetto dell'uomo maturo, e uomo maturo nel corrente significato eufemistico di uomo che, pena il ridicolo, deve rinunziare alla parte di corteggiatore. Verrebbe così ad aggiungersi un nuovo motivo agli altri noti di ridicolo; senonché, piuttosto che insi– stendo sui contrasti, viene provocato un diffuso e non meno tragico patetismo dalla rappresentazione di un Charlot che sembra aver rag– giunto ormai uno stadio di più stabile e rassegnata disillusione. E se l'amore .fiorisce non può essere che col favore del più scoperto e pietoso deg·li equivoci: la fanciulla amata è cieca, e come tale può corrispon– dere a-i teneri trasporti del suo vagheggiatore.... ' E i lumi bei che mirar soglio, spenti. Ma per quell'automatismo, per quella contradizione che regge la nostra natura. affettiva e origina quindi ogni moto comico e dram– matico, Oharlot non sarà animato che da una sola preoccupazione: far sì che la piccola fioraia, finalmente, oltre al profumo conosca l'ap– parenza variegata della sua delicata mercanzia, che oltre ai mille clan– gori e richiami della strada, ne conosca lo spettacolo caleidoscopico, il rutilante gioco dei riflessi, _le luci della città, colla fatale conseguenza di ripiombai,e se stesso nel grigiore cittadino, nel buio della sua solitu~ dine. Orbene, questa creatura d'istinto, incapace di calcolo altro che momentaneo e immediato, natura, generosa e maldestra (come li ha scia– lati i milioni della Febbre dell'oro? e a:t;tchel'esperienza del Circo si è chiusa in deficit .... ) con quali mezzi realizzerà questo suo scopo appas– sionato ? a chi si rivolgerà per aiuto questo vagabondo senza mestiere e senza amici fuor che occasionali, d'un giorno, d'un'ora? Quand'ecco, provvi9-enziale e favoloso, presentarglisi proprio un amico. E qui, ;:i, parer mio, nella invenzione di questo amico milionario e quindi onnipossente nei riguardi di Oharlot, e che gli deve, nientedimeno, la vita per esserne stato salvato dal suicidio, e che viceversa poi rinnega questa ·amicizia fino a permettere l'arresto e l'incarceramento del suo salvatore, nella invenzione di questo tipo, Ohaplin ci offre il saggio di una nuova ricchezza, di una nuova varietà di elementi psicologici e moralistici. In nessuno dei suoi film Ohaplin si era prodigato intorno a un personaggio che non fosse il vagabondo tanto quanto qui si attarda e BibliotecaGino Bianco
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