Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931

Vent'anni 729 Questa lettera, senza data, è della fine dell'inverno 1906, e non ri– prendemmo a scriverci che nell'autunno dello stesso anno, trovandomi io a Ravenna. Mio carissimo poeta, vi scrivo, in fretta, nell'angolo di un piccolo caffè triste. Cosi mi piace, oggi, par• lare a voi, giovine fratello mio, sempre più lontano e fuggitivo come la felicità. Vorrei sapervi <lire tante cose tenere e dolci, che di niente sapessero, a simiglianza di certe maravigliose canzoni popolari ; 1 vorrei sognare un'ora con voi il grande sogno comune della nostra giovinezza; dolermi, in vostra compagnia, di una simile indefinibile tristezza abitatrice dei nostri cuori infantili; ma tutto ciò non è possi– bile, non sarà possibile forse più mai, nella vita, fratello mio! Vi parlo, du.nque, dall'ombra e dal silenzio, malinconicamente. Oggi sono pro• prio solo poi che Govoni, - vi dissi già esser egli venuto in Roma per alcuni giorni ?, - Govoni dunque è partito per Ferrara lasciando me tutto triste e deso• lato e piangevole come quella « pauvre mère bien malade ll di Jammes: ricordate ? Il riordinamento clel mio prossimo poema mi tiene febbrilmente da qualche giorno. Io spero di potervi far conoscere l'intero manoscritto, - del rimanente non troppo voluminoso, - quanto prima. Non v'invio de' saggi poiché amo che lo conosciate intero. Avete ricevuto il « piccolo libro inutile? ll. No, è vero? Posso mandarvelo a Ravenna ? E le vostre cose ? Lavorate ? Io non faccio mai nulla. Quel poco che compongo è causa di una specie di delirio fittizio che provoco al mio cervello con delle strane bevande. E questo io faccio perché tutto il giorno sono preda delle cose più volgari della vita per il « pane cotidiano ll. Ahimè! Mio carissimo, quale mor• tale tristezza! Io penso ogni giorno a morire, come aprendo la finestra si pensa al sole. Dal mio poema indovinerete questa terribile « voglia d'andarmene l>che è diventat.a la mia ossessione perenne. Tenero e dolce amico, io non saprei farvi più bello omaggio di affetto, io non saprei meglio significarvi tutta la mia dolce amicizia che imaginandovi accanto a me, in questa povera bottega solitaria di Roma, lettore di vostri versi originali e bellissimi, a me, sognante il prossimo avvento della nova poesia e del novissimo poeta vostro sempre SERGIO CORAZZINI. E alcuni giorni dopo : Mio caris·simo Aldo, eccomi subito a voi, così gentile e buono con me, così buono, sopra ogni altra cosa! La vostra tenera fraternità è soave come una vela che si gonfi di vento, sul crepuscolo. Io non so come volervi più bene di quel che già vi voglia. Oh! non ci avvenga d'incontrarci mai! Non vi sembra, Aldo, che questa nostra felicità mori· rebbe alla nostra presenza, noi inconsci, come una povera piccola principessa tra• dita ? Noi diremo all'ignoto le nostre più dolci i=agini, le nostre più tenere tristezze, e nell'ignoto si protenderà una mano pronta ad accogliere, quasi ina• spettatamente, il foglio ove noi già crocifiggemmo la nostra felicità. Quella mano sarà, Aldo, oggi la vostra, domani la mia, così per tanto tempo senza guardarci mai negli occhi. Se, però, un giorno, per non so quale fortuna, dovremmo ricono· scerei, oh, allora chi sa che in qualche piccola chiesa abbandonata, per i viali di qualche villa malinconica, non si potesse perseguire l'incanto! Scrivetemi presto; il « piccolo libro inutile>> sono per inviarvelo questa sera stessa: Domenica. Lu• nedi io spero di potervi far conoscere intero il Inio : « libro per la sera della Domenica». Vi abbraccio con tenero affetto, mio carissimo Aldo, e vi prego di non dimen– ticare nelle vostre orazioni al Dolore la Inia mortale tristezza SERGIO. BibliotecaGino Bianco

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