Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931

728 A. Palazzeschi tore d(lll'orchestra, e non siamo forse, e in ogni caso, che degli strumenti; e il direttore vero, quello che ci fa suonare, alla fine dei conti, forse, non vediamo neppure, e suoniamo ugualmente. Egli in un certo tempo volle dare la stura ai suoi strumenti grossi: trombe, tamburi, corni, gran– cassa e piatti, fino a farsi sputa.ire l'ottone negli oroochi e rintronare i timpani (l'ottocento fu ricco di questa produzione), e alla fine (piace anche a lui ogni tanto di cambiare) volle sentire gli strumentini, i le– gnetti : oboe, flauti, pifferi. E cantarono gli· uomini che invece di far la voce grossa, sinceramente mantennero quella di fanciulli; e se esage– rarono i primi, sembrando qualche volta or.chi, e i secondi sembrando puerili, lo fecero per troppo. zelo E>..ntrambi, per ,eccesso di obbedienza al– l'ordine superiore. A testimonianza di ciò trascriverò alcune frasi di colui che fra questi fu il più esile e breve, acrobatico addirittura, e mori tisico a vent'anni dicendo una sola parola morendo, ma che nessuno, spero, vorrà dimenticare. Ho già detto che Fausto Maria Martini neppure sa fino a qual punto li abbiamo vissuti insieme i vent'anni, né, per conseguenza, può no– minarmi nel suo libro che rievoca la- figura di -Sergio Corazzini, e che è dedicato : « ai compagni di Sergio e miei ricordati in questo libro, ovun– que essi .sieno sulle vie della terra». A questo appello rispondo an– ch'io: «presente», perché il libro appa-rtiene anch«:ia me. La prima- parola ch'io m'ebbi, pubblicando nel 1905 pochi versi, fu precisamente di Bergio Corazzini, parola il cui entusiasmo è giusti– ficato solo dall'età e dall'aspirazione a.Ua poesia, e da cui scaturì la, sim– patia recipro!:a, e un'amicizia che per poco più di un anno, fino alla sua morte, venne alimentata da alcune lettere delle quali ecco un.a-parte : Mio carissimo Palazzeschi, alle vostre parole fervide di gioia e di voti auguralii rispondo oggi, riavutomi appena da Ullla grave insidia alla mia salute, e voglio, prima di ogni altra cosa, dirvi di me. Ecco, mio dolce fratello, la lotta cogli uomini non è per colui che sappia ogni felicità nel dolore. Io so provar ribrezzo, ma non ingiuriare. Gli amici pensano della mia vita niente altro che un povero piccolo sogno. Ecco. El i libri di poesie da me pubblicati sono lo specchio umile della mia semplice anima. Ricorda– tevi Jammes: Penser cela, est ce !ltre pòète 1 Je ne sais pas. Qu'est-(le que je sais 1 Est-ce que je vi.a 1 Est~ce que je rève 1 El che dolce sorpresa trovarmi con San Francesco, leggendovi! Attendo la vostra opera, me ne scrivete con semplice profonda gioia, io vi auguro la più bella stella. Verrete, un giorno, a veder.mi. ? E le tristi ville romane sapranno, un giorno, il canto delle nostre due anime ? Conoscete Corrado Govoni ? :El un mio grande fratello. Elgli verrà presto, verrà dalla sua tetra Ferrara, in Quaresima. Vi trovaste! ' Arrivederci, amico lontano lontano, arrivederci e vogliate ricordarmi al Moretti. Noi ci uniremo e ci ameremo SERGIO C◊RAZZINI. BibliotecaGin'oBianco

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