Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931

718 L. Salvatorelli (si veda la monografia su frate Elia del Lempp) obbiezioni molto serie. E anche ammesso che Antonio abbia avuto una parte spiccata nell'opposizione ad Elia, rimarrebbe a stabilire il carattere di que– sta opposizione. Poiché contro frate Elia troviamo due gruppi, che occorre nettamente distinguere: quello degli Spirituali, dei «Com– pagni>> di San Francesco, che si battono per la povertà assoluta, per l'osservanza letterale della Regola e più anc6ra del Testamento del Santo; e l'altro dei dotti, dei «chierici>>, che vogliono togliere ad Elia e alla democrazia laicale dell'Ordine la direzione di questo. Come posizione ecclesiastica e come formazione culturale, il sacer– dote e teologo Antonio avrebbe dovuto appartenere al secondo gruppo. Ma quali fossero i suoi sentimenti personali, non sappiamo. Il Marchetti lo vuole mettere senz'altro cogli Spirituali, o Zelanti, e ce lo assicura con grande risolutezza : con troppa risolutezza, data la mancanza di testimonianze dirette. Si deve riconoscere però, che certi passi dei Sermoni da lui addotti sono assai nettamente in fa– vore della povertà e contro i ricchi. ·« Ohe accordo vi può essere fra il povero e colui che possiede, il quale è come un :figlio di Belial tra i :figliuoli di Dio ? >>.Qui San Francesco è superato, e si toccano le maggiori asprezze evangeliche contro Mammona. E non si tratta più, niuzi, della Povertà nell'Ordine, ma di un principio di moralità generale. Si sa, tuttavia, quali incertezze regnino circa l'autenticità e il testo delle opere antoniane. ·Si aggiunga che le raccolte di sermoni a noi pervenute non sono che semplici canevacci in latino, da cui possiamo ricavare ben poco circa il carattere effettivo della sua pre– dicazione. Se vogliamo farci un'idea più sicura e più concreta della figura e dell'attività del Santo di Padova, della sua influenza sul popolo e delle ragioni di essa, dobbiamo far capo alla<<Prima biografia>> e al cronista Rolandino di Padova, giustamente qualificato dal de Kerval come testimonio di prim'ordine (nato circa il 1200, era già notaio nella sua città al tempo di Sant' Antonio; pure avendo scritto la sua cronaca non prima del 1260, i suoi ricordi dovevano essere ab– bastanza sicuri). Ambedue concordano nel rappresentarcelo come un grande predicatore po_polare. I canevacci scolastici dovevano scomparire completamente sotto il fiume della sua eloquenza~ che conquistava le folle. Più ricca di particolari del cronista, - e anteriore ana sua cro– naca, - è la cc Leggenda prima)), <-irca quella memorabile Quare– sima del 1231. Predicò tutti i giorni, dando appuntamento al popolo nelle varie chiese. Dalle città, dai castelli e dalle campagne circo– stanti accorrevano avidi i fedeli, alzandosi nel cuor della notte e mettendosi in ca.mmino al lume delle torcie. Le chiese non capivano BibliotecaGino Bianco

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