Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931
716 L. Salvatorelli neo-francescano, - vorrai lodarne il Signore anche tu)). Da fran– cescano assunse il nome di Antonio. « Quasi alte tonans >>, commenta con bizzarro arbitrio il biografo. Ma, come per San Francesco, il suo destino non era la missione musulmana né l'Africa il terreno riserbato alle sue gesta. Sbarcato, ' fu assalito da febbri; e, dopo vari mesi di malattia, decise il ritorno in patria. La tempesta, invece, gettò la sua nave sulla costa della Sicilia e di lì passò sul continente recandosi al Capitolo generale ' ' francescano del 1221. ,San Francesco aveva rinunziato già alla di- rezione dell'Ordine; frate Elia, che lo sostituiva, si chiamava però vicario, e non ministro. Camminavano per diverse vie ; la crisi del movimento francescano (cinque anni .prima della morte del fonda– tore) era già avviata; ma il fascino del ,Santo sui frati, a comin– ciare dallo stesso Elia, perdurava intatto. Antonio lo subi certa– mente come gli altri. Il provinciale di Romagna,, frate Graziano, se lo portò via con sé; ma neanche là incominciò subito la sua predicazione. Andò in– vece a raccogliersi in preghiera e in penitenza a Montepaolo presso Forlì. Viveva in una grotta in prossimità dei frati, e partecipava alle loro funzioni. Se a Coimbra fu il periodo della sua formazione teologica, a Montepaolo dovette maturare la sua preparazione asce– tica. Era tuttavia una ascesi che non lo staccava dalla vita dei con– fratelli : pare, anzi, che s'impiegasse anche nei lavori più umili del convento. A una ordinazione di suoi confratelli a Forlì (o forse era anch'egli fra gli ordinandi? prete fu certo, ma da quando è in– certo) gli fu imposto di ,predicare all'improvviso « quel che gli sug– gerisse la grazia dello Spirito Santo>>. E fu una rivelazione, che rese stupiti tutti i presenti. Cosi dall'asceta sbocciò il predicatore. Da quel momento Italia e Francia videro accalcarsi intorno a lui le folle. Strepitosi specialmente furono i suoi successi nel Li– mosino. È il periodo delle grandi predicazioni popolarj, delle con– versioni di eretici, dei prodigi resi immortali dall'arte e dalla de– vozione, che, quasi assenti dalla prima biografia pressoché contem- . poranea, si moltiplicano prima della fine del secolo. L'opera di conversione degli eretici è un tratto distintivo di An– tonio di fronte a San Francesco. L'insegnamento dottrinale questi non lo considerava come missione dei suoi frati. C'era per esso il clero, o anche altri Ordini religiosi. Quando .San Domenico gli pro– pose di fondere i loro Ordini, - io credo alla storicità di questo episodio, e attribuisco il tentativo a un suggerimento del cardinale Ugolino, - San Francesco fece cadere la proposta. Còmpito suo e dei suoi egli riteneva la predicazione morale, l'appello diretto ai cuori, fuori delle intelaiature qottrinali e senza appoggi esteriori di privilegi canonici, di ricchezze e di potenza. La dottrina scolastica di Antonìo ci è attestata dai biografi, an- BibliotecaGino Bianco
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