Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931
Antonio di Padova e la prima generazione francescana 715 Però anche San Domenico, dieci anni innanzi Antonio, era morto ed era stato seppellito a Bologna, - e anche sulla sua sepol– tura erano avvenuti miracoli; - e non per questo egli fu chiamato mai : San Domenico di Bologna. La verità è, che non solo la morte, ma l'attività di Antonio vivo è legata indissolubilmente con Padova. Non perché egli ci abbia fatto lunga dimora. Egli non ci venne, - salvo un breve soggiorno precedente, - che verso la metà del 1230: fu dunque un soggiorno di un anno. Ma, quest'anno, o poco più, è insomma il periodo meglio conosciuto della vita di - lui. Esso compendia le tre attività tipiche di lui : lo studioso di Sacra Scrittura e di eloquenza sacra, che nel convento padovano di Santa Maria stende le tracce dei suoi sermoni; il predicatore popolare, che sommuove le folle ed operèt potentemente per il loro bene materiale e spirituale; l'eremita, che si ritira a Camposam– piero, in una capanna di frasche entro i rami di un noce poderoso. Rifugio degno veramente di un seguace, di un primo seguace di San Francesco. Siccome schiettamente francescano è questo ritmo di vita in mezzo alle folle e di raccoglimento nella solitudine. Il noce di Camposampiero risponde alle grotte del ,Subasio e della Verna. Come non fu italiano .che nella seconda e cronologicamente più .breve parte della sua esistenza, cosi Antonio non incominciò la sua vita religiosa nell'Ordine francescano. Fernando -Martini, nato a Lisbona circa il 119i'>,entrò, appena quindicenne, fra i canonici re– golari agostiniani, prima nel monastero di San Vincenzo de Fora presso Lisbona e poi in quello di Santa Croce a Coimbra. Qui do– vette porre le fondamenta di quella sapienza nella Sacra Scrittura, che lo rese celebre. Dallo studio della esegesi e della teologia sco– lastica lo rivolse a una ben diversa vocazione l'emozione religiosa suscitata, in lui e intorno a lui, dal martirio di cinque Francescani ~l Marocco, avvenuto nel gennaio 1220. Le reliquie dei martiri fu– rono portate appunto a Coimbra dall'infante D. Pedro di Porto– gallo. Il canonico agostiniano senti na,scersi in cuore una grande smania di martirio : quella stessa, che a più riprese, incolse lo stesso Francesco d'Assisi. E poiché alle missioni in paese mao– mettano, e quindi al martirio, accorrevano, come a loro vocazione particolare, i seguaci del nuovo Maestro di vita religiosa, egli si. fece francescano. Trovò i nuovi confratelli presso Coimbra, ·ad Oli· vares : erano illetterati, dice il più antico biografo, ma insegnavano la virtù colle opere. Il dotto teologo chiese l'abito a quegli igno– ranti, col patto che l'avrebbero mandato subito in terra di Saraceni. Dovette faticare ad ottener dall'abate di Santa Croce il permesso del passaggio; e un ex-confratello ebbe a dirgli con amarezza: « Va' pure, che diverrai santo!». « Se diverrò santo, - rispose il BibliotecaGmo Bianco
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