Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931
712 L. Ozzòla quelle che mi parvero le più singolari e perciò mi fecero maggiore impressione. ' Arrivati davanti al Oarlo Quinto di Tiziano, esclamò : - Povero Tiziano, come gli era antipatico quel Carlo Quinto! . Io rimasi così sconcertato che non aprii bocca, ed egh accor– gendosene, contirn:iava: - Ma lei non lo vede come gli era anti– patica quella faccia ? non lo vede lei ? Creda a me, che l'ha dipinto proprio per forza. E che fatica che ci ha fatto ! Perché, quando un quadro è stato dipinto con simpatia si sente sùbito. Giunti a un enorme quadrone di Rubens, Mancini osservò con ammirazione: - Come era ricco questo pittore! che magnifico stu– dio grande che aveva! - E accennando al salone, dove noi eravamo, continuava: - Vede, là davanti, a quella distanza, metteva i mo– delli sulla pedana, eppoi, qui a destra aveva un caminone enorme, dove ardevano dei tronchi d'albero, che facevano delle grandi fiam– mate e gettavano sulle carni bianche, quei bei riflessi rossi, che si vedono li sul quadro. - Però Rubens, - soggiunse, - alle volte è un po' ordinario. A Parigi, nei grandi quadròni della vita di Maria de' Medici c'è troppa praticaccia di bottega. Esaminan'do un Ritratto di Van Dyck esclamò: - Com'è« èhic)) questo uomo ! com'è «chic))! Se io fossi un pqco «chic))! ma io noti sono nato «chic)) e non c'è nulla da fare. - E rimaneva in con– templazione. Ma dopo un po' osservò : - Però questo braccio non è modellato come dovrebbe; questo braccio non è finito. - E con le mosse del dito seguiva l'andatura del braccio, come se si potesse col dito aumentare il rilievo di quel braccio piatto. E seguitava : - Anche il corpo però è un poco vuoto ; non le pare? È tirato via. Del resto è naturale; doveva accontentare tanti signori, che non poteva perdere troppo tempo sopra un ritrat– to. E potevano ancòra essere contenti quei signori, d'aver trovato un pit,tdre così elegante. No? E che bella tecnica, semplice! fa piacere a vederla. In genere Van Dych, Velas<ij_uez e Tiziano erano le simpatie di Mancini; quest'ultimo specialment~ per le carnagioni. Ogni tanto ripeteva : - Le carnagioni di Tiziano non le ha fatte più nessuno; manco Velasquez. E di Tiziano ricordava anche qualche particolare di quadro. Una volta, parlando del Paolo III della Galleria di Napoli, esclamò: - Ohe mano ! Quella è una mano ! Manco Velasquez ha fatto una mano così in tutta la vita sua. Mancini sapeva anche apprezzare l'arte dei Quattrocento; ma non la ricercava, perché con la sua non aveva più nessun punto di contatto. Una volta si vide insieme, in una vetrina di negozio, una ripro– duzione delle Tre danzatrici della Primavera del Botticelli e subito BibliotecaGino Bianco
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