Pègaso - anno III - n. 6 - giugno 1931
Antonio Mancini pittore 711 non è pittura: questa è decorazione di cartellone. - Così egli defi– niva anche l'opera di Hod\er. Così definiva tutto ciò che non era pittura di volume, visto in ambiente. . E di fronte alla pittura senza rilievo o senza ambiente soleva rìpetere : - Tutto questo l'hanno già fatto gli antichi meglio di noi; perché volerlo rifare peggio? In generale, tra tutti i pittori contemporanei, apprezzava so– prattutto gli inglesi, specialmente i ritrattisti, e, tra questi, Sar– gent sopra gli altri. Nelle sale inglesi delle esposizioni internazio– nali, mi soleva ripetere: - Come sono studiosi! come sono tran– quilli e composti! Ma non mostrano mai il tormento del lavoro. In questq mi piace più il nostro temperamento. _ Quando dipingeva e non gli riusciva di trovare l'eleganza di qualche piega, era capace di gridare : - Telegrafate a Sargent, che venga qui a farmi questa piega, lui che le sa fare tanto bene. A una delle grandi Biennali di Venezia, dopo aver girato qualche ora per le sale, a un tratto esclamò: - Usciamo! Usciamo! Tutti questi quadri sembrano veduti dietro delle vetrate grigie. Ma come fanno i pittori a vedere tutto così grigio, e così velato ? Lei lo può sopportare tutto questo grigio, tutta questa tristezza ? A me mi tlà la melanconia. - E ripeteva: - Usciamo, usciamo!- E mentre si usciva, si fermò e, accennando alla gente che popolava le sale, mi disse: - Ma guardi, guardi un po' questa gente, guardi come -sono forti i toni del vero. Nei quadri dipingono delle ombre, non della gente. - E brontolava : - Io non ci capisco più niente. Usciamo, usciamo! Arrivati sulla porta del palazzo, si fermò a guardare il sole, che -sfolgorava sul verde del giardino ed esclamò : - Ah ! :finalmente ! un po' di sole ! che gioia ! E dopo un po' : - Mi sa spiegare lei perché i pittori hanno paura del sole '! Me lo sa spiegare lei ? Mancini frequentava molto volentieri le gallerie d'arte antica ,e vi si tratteneva lungamente. In un mio viaggio di studio a Mo– naco, la prima mattina che mi recai alla Galleria d'arte antica, ad un trattoj in una sala vidi un signore ritto, che, con un ginocchio :appoggiato su un sofà, prendeva appunti davanti a un quadro di Fyt, dov'è dipinto un cigno con una larga ala bianca aperta. La mia meraviglia fu grande nel riconoscere in quel signore il pittore Mancini; ma non fu minore la sua timidezza nel riconoscere me; perché, in fretta e furia, nascose nelle tasche il taccuino e il lapis. Ciò nonostante tutta quella mattina, ed altre dopo, si girò in– ,sieme per la galleria e si chiacchierò di arte. Di tutte le sue esplosioni ammirative, o critiche, ricordo soltanto BibliotecaGino Bianco
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