Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931
568 D. Oinelli Hanno gli stessi occhi, gli occhi del babbo. Ma ci pensa, a quat– tordici anni morire-? - Sì; è la cosa più triste che ci sia nella natura la di.orte di un adolescente., - E aveva tutto, lui; tutto. _ Io ~on avevo altro conforto da offrirle che di aspettare; ormai non poteva fare a meno di aprirsi. Ma poiché non riusciva anc6ra a parlare, azzardai un'osservazione che non doveva turbarla: - Lei, m'immagino, sarà stata vècchia di casa; l'avrà visto nascere .... La donnina fece un vivo segino di diniego. Poi ,si rasciugò gli occhi, si schiarì la voce. - No, no; ma bisogna che le spieghi.. .. bisogmerebb~ che le raccontassi per filo e per segno, da prima prima. Si figuri, ho qua– raintacinque anni, - ne dimostrava cinquamta- e più; se avesse detto sessanta non me ne sarei meravigliato, - ne avevo tredici, quando lo conobbi, dunque faccia un po' il conto .... - Ma chi? - Suo padre, s'intende; ma non del suo fratellino; di Guido; erano compagni. Vede, ero appena scesa di montagna. Noi d[ lassù, allora, si veniva a cercar servizio in città., da bambin.ette, si può , dire. Io sono di Farneta, non so se lei c'è mai stato; dalle parti di Marradi che-poi disopra si sbocca in Romagna,. Son paesi di poveri, e quando hanno rallevato una _ragazzetta, c'è sempre um.:apareinte o una conoscenza di pa,ese che le trova un posto ·a servizio i.n città. le famiglie son contente di avere una bocca di meno. Forse ora succede più di rado, ma a quei tempi era così. - Sì, me ne ricordavo anch'io di quelle ragazzucce çampagnole che prendevano quindici o vent'amni or sono per badare ai bam– bini nelle famiglie di un certo ceto, molto modesto, della bor– ghesia; che più giovani erano, e più volentieri le tenevano, per- . ché, come diceva qualcuna di quelle signore, « me la tiro' su a modo mio>>. Infatti, dopo due o tre anni, si trovavano, per poche lire al mese, a avere una servetta sui quindici o sedici anni, pra– tica delle usanze di casa, della cui buona volontà non è detto che in tutti i casi si approfittassero, ,ma che, per compenso, sino a un certo punto entrava a far parte della famiglia. E molte di queste umili creature preferivano la loro sorte a quella del ser– vitorame di ceti più alti e meglio provvisti. Meno da mangiare e più rabbuffi; .ma anche loro capivamo che i padroni si dovevano ri– guardare nelle spese per salvar le apparenze; del resto facevano a miccino anche i padroni. E poter d1r le proprie ragioni a voce alta, e esser permesso di affezfonarsi ai bambini, amche per una serva, son cose che hanno il loro valore. Perché uno possa esser cont~nto ~i servire, ci vuole, o un gran rispetto, magari soltanto degh averi o della posizione sociale dei ,padroni ché allora l'amor . ' ' ' proprio e salvo, e anzi se ne può coltivare anche l'orgoo-lio · o al- i,, ' ' BibliotecaGino Bianco
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