Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931
Amore 567 giorno, steso sulla scarpata dell'argine, mi lasciavo portar via da quella pace èhe scende sull'acqua che scorre fra il verde, quando il mio sguardo distratto a1I1dò a posarsi su una bambinetta la quale, inoltrandosi su un'asse da muratori che faceva da ponte sul fosso, arrivata, nel mezzo tutta di un impeto, si era fermata, sorpresa dalle oscillazioni del fragile ponticello appena essa faceva per muovere un passo. Era perplessa e ogni momento di più, si ve– deva, impaurita; e, se cercava di tornare indietro o di voltarsi, era peggio. Mi alzai e mossi verso di lei. Al mio movimento essa gettò u!ll ,piccolo grido e mi parve proprio di vederla cascare nel– l'acqua. Feci appena in tempo a sollevarla di peso e posarla sul– l'argine, che ecoo una doruni!lla vestita di nero accorrere a corsa furiosa, prenderla in collo e portarla su per la scarpata. Mi passò davanti se!llza guardarmi, come se la v,olesse portar via a me; io, per non dare imbarazzo, mi aèci!llgevo a andarmene, quando la don!lli!llatornò indietro : - Scuserà tanto, ma ho tanta paura. - Lo credo, coi bambini.. .. - Poi è rimasta u!llica, poverina. Vidi ç1,llorache la bambina era vestita a lutto, tun lutto discreto .che si dimostrava soltanto i!ll qualche fiocco e qualche guarnizione nera, sul bianco del vestito; e poiché la reticenza urbama, tutt'altro che scontrosa, della voce della donna sembrava autorizzarmi a farlo e anzi ne faceva quasi un dovere di cortesia, dimostrai il mio interessamento. - Le è morto il fratellino, so!llcinque mesi ieri. - Le tremava un poco la voce, aveva gli occhi umidi e lo sguardo che si perdeva in una nebbia. Quando, nella vita, ci viooe dimostrata la fiduciUJdegli umili, bisogna ringraziare Iddio di un favore fra i più alti che possa accordare agli uomini. Quella povera dO!llna aveva bisogno d'i ver– sare la sua storia in qualcuno, come, lungo una dura salita, quando il fardello diventa insopportabile, di fermarsi e posarlo, un mo– mento, per poi riprender l'erta; ma che grazia fiorita di essere scelti per far l'elemosina di condividere una pena, di alleviarla nel solo ascoltarla. Ci si sente investiti di un mite, umano potere. - Un tifo, a quattordici aruni; che strazio! - Ma, lei? - Ah, che vuole, oome se fosse mio. Vede, bisognerebbe che le raccontassi. ... ma è una storia lunga. Io non dicevo più nulla, bastava che le stassi accanto. Il suo sguardo e il mio seguendolo, si eramo posati sulla bambi!lla la quale aveva ripreso i suoi giochi sul terreno vago prospiciente all'argine con gli altri bambi!lli che altre donne sorvegliavamo. - Avesse visto che bel ragazzo! Un po' gli somiglia anche lei. BibliotecaGino Bianco
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