Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931
554 E. Rocca sione e della menzogna e d' iniziare, in una rosata comunione di beni il regno della libertà e dell'amore. Remarque non sogna più e ;olgendosi indietro cerca piuttosto di rendersi conto della catastrofe che seguì a tanta esaltazione ed a cui venne così gran smarrimento e dolore. Il torto della sua guerra non è d'esser troppo barbussiana, di veder tutto nero (ché anzi pochi come lui ne hanno còlto lampi di rispondenze o hanno meglio rtvelata quella commo– vente solidarietà umana che nasceva di fronte al pericolo); l'errore è d'a,verla vista un po' alla stregua delle conseguenze. Un'ombra d'inutilità si diffonde anche sui sacrifici più eroici dal momento che la guerra è stata perduta,. Il problemà della responsabilità affiora. Quel maestro Komarek che spinge i suoi allievi ad arruolarsi, quel sergente che li brutalizza, quella caserma e quella cultura rivelatesi vuote di senso sotto il primo bombardamento tambureggiante eran bene l'introduzione necessaria alla gerarchizzata vita civile gugliel– mina che ha determinato e reso possibile la guerra da cui qnesti adolescenti escon rozzi tristi superficiali, incapaci di' ritrovar col– legamenti con l'antico mondo e orbati alla :fine anche degli stessi affetti che la vita di trincea, l'unica che a loro ormai conviene, • ha creati. Né molto diverso è il consuntivo morale della celebre Classe 1.9012 di Ernest Glaeser cui, fanciullo, la guerra appare come la menzogna, degli adulti specie quando, da quella gran festa di concordia che si vede in principio, va facendosi sempre più feriale, diventa speculazione lutto miseria, rivela uha scuola che, da mili– tarista e tirannica, si fa sempre più estranea e cartacea in mezzo a tanto incalzar di eventi. Il fatto che questa gioventù si formi au– tonomamente e maturi in fretta svincolata dal governo dei p;:i,dri, è una constatazione ma è anche un giudizio; la morte per bomba d'aeroplano della creatura che avrebbe dovuto placare in appaga– mento d'ai;nore quel che è stato l'angoscioso risveglio dei sensi del ragazzo, ha lo stesso valore della morte dell'ultimo camerata nel li– bro- dì Remarque o del fidanzato della piccola crocerossina lorenese protagonista del bel romanzo Die Katrin wird Soldat (1930), primo libro di una scrittrice finora ignota, Adrienne Thomas. Qui come altrove è il senso d'un inutile strazio che diventa anche più assurdo quando ci accorgeremo che, per una lorenese figlia di una terra de– stinata pel suo miscuglio etnico a restar sempre pays annea:é, la patria è di là come di qua da1le insanguinate trincee, seppure la guerra, - 'e in ciò il romanzo di questa donna dà dei punti a-gli altri, - ha da esser considerata una prova cui è viltà sottrarsi anzi– tempo. La polemica è viva dove meno te l'aspetti. Nello stesso sere– ni~i;:;imo_ Di_ario rumeno (1926) del medico-poeta Hans Carossa, per cm_p~ricoh_ 'e fatiche son mistico indice a fatiche più alte e a peri– coh più veri, la constatazione pacata che né il tedesco né alcun altro popolo è stato crudele in guerra ha valore esplosivo. E a che dunque BibliotecaGino Bianco
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