Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931
552 E. Rocca Spir-ito in un ciclo di nò~e romanzi e, an_corprima della riv?lu~i?n~ . di febbraio, dipinge la vita del proletariato e ne proclama 1 d1r1tt1. Suo erede spiritua,Ie, Friedrich Spielhagen preludia nel '48 con r~– manzi antiaristocratici. Liberale, non si cela l'asprezza di una si– tuazione che darà forza ai sovversivi; e in un suo romanz;o è ricono– scibile la figura e l'evoluzione di Lassalle dal liberalismo al socia– lismo, in un altro Bismarck è apertamente osteggiato. E se la stessa avversione di cui lo fan segno i due precedenti scrittori, deve farci considerare politico Gustav Freytag, che è, dal 1855 all'J80, il ro– manziere della classe media, il portavoce del liberalismo borghese, tanto meno potremo accusar d'indifferentismo politico la genera– zione letteraria che gli succede. Il teatro di Gerhart Hauptmann è per il popolo e contro i privilegi sociali. La poesia di Richard Deh– mel esalta il proletariato. Fontane, Coilradi; Arno Holz lancian le prime frecciate contro la scuola seguìti a distanza qa Hermann Resse, Otto Flake, Enrico Strauss. ]'rank Wedekind li supera tutti nel i91 sferrando col Risveglio di prirnavera l'attacco più violento contro l'ipocrisia familiare, scolastica, erotica; nel '906 Heinrich Mann crea col Professor Unrat il docente tiranno che ritroveremo con infinite variazioni nella letteratura più giovane; nel '911 Carl Sternheim comincia a varare quelle satire della società borghese che si trasformeranno a poco a poco in una caricatura drammatica della Germania guglielmina. Si tratta soltanto di un contagio saltuario dei sommovimenti po– litici stranieri sulla letteratura tedesca? Non pare: poiché questa è in iscorcio la storia di un secolo in cui, bene o male, la correlazione tra politica e letteratura permane senza soluzione di continuità e, specie dal '90 in poi, sotto la, diretta influenza dei fattori politici interni. Inoltre, seppur si ammetta che la democrazia in Germania sia merce d'importazione, è innegabile che tutt9 lo scorcio del se– colo decimonono è, socialismo compreso, uno sforzo per realizzarla anche se poi la realizzazione seguìta alla sconfitta e all'Umsturz, e cosi ingenuamente conservativç1 nelle forme e nella sostanza, sia proprio quella che dà agli scettic~ ,argomento di dubbio. Lungi dal far profezie, a noi conviene limitarci alla constatazione che i prean– nunci e le esaltazioni di questa volontà di rinnovamento si hanno soprattutto nel teatro e nel romanzo. '--' «Lo scrittore)) ha detto una volta Heinrich Mann «è l'annun– ?iazione della generazione avvenire>>, ed egli stesso è in questo senso 11P;ecu;sore ~e~ tempi nuovi quando nel 1916, in guerra e in pieno regime 1mperiahsta, auspica, col manifesto Geist und Tat l'avvento di una letteratura che si mescoli alla vita pubblica e diventi azione e quando nel '19 proclama in Servitore e uomo la necessità che que– sta letteratura si permei di politica e si radicalizzi. Senonché l' I m– pero, la, trilogia guglielmina scritta tra il '13 e il '25 e che nel Sud- BibliotecaGino Bianco
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