Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931

Ronda libica 547 alte cinture metalliche, le complicate collane, le farmle a ricami, i numerosi cerchi alle orecchie, i pesanti sokoll d'argento. E non si può non sorridere della loro ingenua malizia di collegiali. Vi sono strade più ampie con case rivestite di intonaco; qual– cuna a due piani, - che son poi due stanze sovrapposte, - sembra allungare il collo per spiare nell'orto del vicino, sopra le alte e folte spalliere di :fichidindia. Su tutte le pareti il fango delle altane, sciogliendosi alla piog– gia, disegna complicati intrichi di p,iante rampicanti volte in giù. Vi sono lunghi muri enigmatici intorno a cui si acuisce la curiosità, e, se un usciolo cede, s'intravedono giardini dei quali il mistero, l'incanto esotico e un poco di fantasia fanno altrettanti angoli superstiti degli orti delle Esperidi. I quali dovevano trovarsi da queste parti se da essi Bengàsi ha tratto il suo nome arcaico : Euesperides. Invano si cercherebbe una sola linea che richiami le architetture arabe del Cairo, di Damasco o di Granata; anche le abitazioni dei ricchi restano lontane dal livello dell'arte; vi sono tuttavia arti– colate prospettive di cortili con scalette, logge, colonnine, terrazze fiorite; cose che si ammirano in fotografia, con luci propizie, ma dinanzi alle quali ognuno passa senza vederle. · Alcuni portali sono coronati da un arco che reca al sommo una ghiera con la mano d.i Fatina; talvolta l'arco è contenuto entro il riquadro di una cornice di poco aggetto, e, sotto il timpano chiuso da una voluta in ferro battuto, la parte alta del portone ha un ornamento ad intarsio, sormontato dalla mezzaluna o dal trian– golo di Mosè. Simboli ebraici, maomettani e cristiani s'alternano nei fregi, come nel paese le genti. Spingendosi all'estremità delle vie si Ye– dono :file di casette italiane fatte in serie, a due appartamenti cia– scuna, con le due porticine accosto, che sembrano un invito agli inquilini perché vivano in pace. Più oltre, dove la strada aspetta di esser definita, appaiono le sagome esatte di alcuni edifici in costruzione. La città italiana si svolge alla periferia, rispettando il nucleo arabo; sono due razze che vivono a fianco, guardandosi con diffi– denza tranquilla. Inutile domandare quale sia l'ufficio riservato a questi edifici, parecchie destinazioni sono pronte per ciascuno, come la casa che, quando la costruivano doveva essere farmacia, labo– ratorio e abitazione del farmacista, e una volta costruita è divenuta il municipio. · Nello spazio, fra le ultime case e la cinta dei reticolati, sorgono aggruppamenti di tende beduine. Una placida vita si svolge su questo suolo dominato dalle mitragliatrici dell'osservatorio. BibliotecaGino Bianco

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