Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931
544 M. Bonf antini nel J ournal. Apparirà evidente da quanto abbiamo detto fin qui, che per noi così non può essere. C'è nel suo diario molta psicologia, ma questo non vuol dire che vi sia sempre della buona psicologia : ·troppo spesso il dato di fatto, l'osservazione par~icolare appare in– firmata da illazioni :filosofiche gratuite; da quella sua solita mania di balzare d'un tratto nei nebulosi cieli dell'universale; ed è allora un tormento un fastidio per il lettore, un vero e legittimo stupore che egli abbi~ avuto il coraggio ·di quella, immane fatica senza gioia. E troppo spesso si contraddice, e si contraddice nei principii supremi di ragione. :È verissimo che l'uomo il quale si proponga di notare ~crupolosamente quanto gli passa pel cervello, qualsiasi fantasia per vaga e arbitraria che possa riuscire al vedersela scritta, qual– siasi fantasticheria, e tutti i suoi effimeri pensieri, cadrà inevita– bilmente in contraddizione: e questa è la brillante difesa che mi èspose or non è molto una ·colta e intelligente ammiratrice del- 1' Amiel (egli continua a trovare, è il suo destino, le più intelli– genti e sensibili ammira2iioni tra le anime femminili); ma sta il fatto che troppo spesso queste fantasticherie egli le eleva falsamente a dignità di dottrine, di ragionam@ti che dovrebbero essere sen– sati, e talvolta non riescono che pietosi. Ed anche il valore di do– cumento non può non· restare infirmato da questa alternativa; è un terreno sul quale non si può mai camminare con sicurezza: non si sa mai s'egli ci dà il suo pensiero genuino, la notazione im– mediata, il suo schietto sentire colto al momento, o la soprastrut– tura cerebrale. :È vero però che quando ci si alleni a questo gioco infido, la ricompensa non può mancare : ed è di trovarsi davanti ai.i.lavera « storia di un'anima>>; ad un libro che conta nella storia dell'uomo. La ricompensa, da lui intravista e divinata, della sua lunga passione, della sua eroica fatica. Ma anche questo sarebbe troppo poco: ben altro pregio vi tro– veremo invece anc6ra, e così grande, per quanto raro e dispers<!>, da bastare esso solo a garantire al nome dell' Amiel l'immortalità, quell'immortalità che fu suo tormento e il suo disperato desiderio : la poesia. Talvolta essa giunge come dal cielo a recare il suo dono allo stanco amanuense, a illuminare di una luce che non si spegne le desolate pagine. :È come una vita superiore, un soffio d'anima che fa palpitare la pagina, che la gonfia e la solleva al di là delle contingenze terrene. Ed allora il dolore per la morte di un caro amico acquista una profondità nuova che ci tocca e ci commuove; la notazione di qualche carattere di donna, l'osservazione mondana, assumono una forza, singolare, una penetrazione, una verità che è i~ seg~o dell'a-rte. I lunghi giorni della sua malattia, il fuggire s1lenz1oso del tempo, l'avvicinarsi della morte, ci appaiono in una tragica nudità, in una dolcezza profonda che chiama le lacrime. BibliotecaGino Bianco
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