Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931

fhi Federico Amiel !543 noi in pros~ più comune e infinitamente meno pregevole) gli atti– rava delle curiose ccdomande di matrimonio)), alle quali egli non si sentiva di rispondere a,fferma,tivamente. Tale però era l'incan– to (aggiunge la Vadier) << de ses agréments extérieurs >>,e della « pureté de son ame >>,che spesso esse continuavano ad amarlo in silenzio. Et ce furent précisément les itmes les plus sinoères et le plus éprises, qui perdirent ainsi leur vie dans une vaine attente; si l'on peut dire qu'une vie consacrée à qn noble amour, mème malheureux, soit une vfo perdue. Momento delicato di una completa indagine su Amiel, in cui un severo giudice morale forse non riuscirebbe ad assolverlo, ché qui il suo male, e la sua inesperienza, tendono facilmente a forme larvate di imprudenza e di egoismo. Ma se qualcosa lo scusa, è proprio il senso di tragico contenuto e di nobile tristezza che spira da queste parole, e si fa ancor più commovente quando si pensa alla delicata e intelligente anima di Fanny Mercier, la Seriosa, là Fida, la Sto-ica, del Joitrnal, colei cui lasciò morendo cdes droits de veuve >> sui manoscritti del suo diario. Ed è un'impressione che ci dice anche quale fu il tormeuto di Amiel, quello ampiamente rive– lato dall'ultimo volume del Jo1trnal, di recente pubblicato: Philine. Avendo passato gli anni primi della, giovinezza in una austera « virginité virile>> di cui egli soleva vantarsi seco stesso, si ritrovò verso i quarant'anni coi ridicoli cc troubles >> d'una zitellona (crude parole proprio sue) ; si trovò a desiderare l'intimità della famiglia, l'intimità completa di una donna, a comprendere quanto equilibrio vi sia, per lo spirito e anche per l'intelligenza, in questa naturale possessione. Ma era troppo tardi: e l'esperienza ch'egli ne tentò quasi suo malgrado, appunto sui quarant'anni, glielo provò cru– delmente, e si risolse in quella sdegnosa e ruvida frase su << l'insi– gnifiance de ce plaisir >>. In quella, frase che riassume la sua dispe– razione e insieme il suo fatale errore di giudizio (per pa.rlare come lui) nell'impostazione del problema. Ma oramai siamo entrati a giudicare in pieno del Journal, a non servircene più soltanto come documento, a prenderlo come vero soggetto: ed è giusto che veniamo a darne il bilancio in base alle nostre ricerche, poiché ormai ccsua res agitur >>. :Negatogli vero valore filosofico, come ben si comprende, tutti furono d'accordo però nel considerarlo come un<<documento di ine– stimabile valore)) e come un gran libro di psicologia, di analisi psi– cologica. 1\fa presupposero tutti, così giudicando, che i difetti di Amiel critico, della mente di Amiel, dovessero scomparire o quasi BibltotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy