Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931
I 636 J. ESTELRICH, Catalunya endins ecc. pare impossibile; tanto più ohe se al mondo c',è g<:nte g~ia, spensierat~ e festosa è proprio quella che vive a Barcellona, città di ~usso, co~trmta senza economia e che ha tutte le fortune; anche quella di essere h a due passi dal cuor~ dell'Europa; cosa che 4:a, la sua importanz_a, perché il resto della Spagna è invecf:lalquanto fuori mano. (Uno che evidentemente esagerava mi diceva una volta che l'Europa finisce all'Ebro). Il dramma della Catalogna è forse tutto qui : non sentire la Spagna; o per meglio dire, non sentire lo spirito castigliano chf:l dal secolo XVI alla seconda metà dell'Ottocento ha liberamente e fortemente dominato su tutta la penisola iberfoa. Noi siamo più distanti da Madrid che da Parigi e coi castigliani non c'intenderemo mai, dicono in_ tutti i toni gl 'intellettuali catalani, specie quelli della nuova generazione che son cresciuti nell'epoca più battagliera del loro rinascimento letterario. Gelosia regionale ? Forse perché Madrid è la capitale che consuma e si diverte, quieta e sognante in una beata pigrizia, e Barcellona la città che lavora sempre in gran febbre e in gran tumulto? Non pare. C'è del– l'altro in questo dissidio che ha pur caratteri economici e pratici: la Catalogna nuova, la, Catalogna di questi ultimi cinquant'anni vuol essere nazione e non regione ; ha una sua lingua, una sua letteratura, una sua storia, tutta una tradizione moraJe e intellettuale che, dopo essere stata per circa tr,e secoli soffocata, è riapparsa oggi più viva che mai; da quando, nell'ultimo quarto df:ll secolo scorso, è rinata la coscienza di que:sti vaJori ideali, essa si ,è venuta a poco a poco allontanando e stac– cando dalla vita della Spagna che dai più audaci è considerata addirit– tura come vita forestiera. Questo movimento, in fondo, ha tutti i caratteri di un vivo ed eroico romanticismo; più chf:ldella politica si fa della letteèl.'atura; i banditori del nuovo nazionalismo son tutti letterati, poeti e studiosi; qualche illu– stre uomo politico fa da mecenate e aiuta -cosi la diffusione della coltura e la produzione letteraria. Scrivere un libro di poesia in bei versi cata– lani, che hanno la musicalità di certe antiche liriche provenzali, vuol dire non soltanto seguire la propria ispirazione, ma anche fare un gesto poìitico; t~adurre Platone e Cicerone (e in questi ultimi"anni è uscita una magnifica collezione di classici greci e latini tradotti col testo a fronte) non vuol dire soltanto portare gli spiriti della filosofia greca e della sa– pienza di Roma nel cuore della nuova genera,zione, ma anche aff&mare la vitalità e la robustezza di una lingu.a, ritolta dall'oblio di parecchi Recoli, che è la forza del giovane nazionalismo. Rinascimento artistico e culturale, insomma, e risorgimento politico sono in pieno accordo. Quando, tre anni fa, si fece a Madrid una esposizione del libro catalano organizzata da Giovanni Estelrich, e Barcellona ma,ndò alla capitale più. di seimila volumi, classici tradotti, volumi di scienza, di filosofia di re– ii gione, romanzi, novelle, poesia, ,scritti tutti in catalano stampati tutti ~ <=:atalo~na ne~li ulti~i v~nt'anni, parve sì gran mer~viglia agli stu– diosi, ma i meno mgenm capirono che sotto c'era la politica anche lì e che più che una parata letteraria quella era una parata di forza. Allora erano i tempi di Primo de Rivera, che :conosceva bene Barcel– lona e i barcellonesi, e di catalanismo bisognava parlar sottovoce• ma ora, nel libro che abbiamo sott'occhio, Giovanni Estelrich, present~ndo BibliotecaGino Bi'anco
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