Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931

634 O. MA.LA.PARTE, Sodoma e Gomorra poi tanto grave, ma importante, e direi anzi ~ratteristico ~l di d'ogg~, e degno perciò d'esser notato con cura: che S1 potrebbe ch1am:tre « di– scontinuità d'impegno». Lo scrittore comincia -eh~ sa bene quello ~~e vuole· ha trovato subito il tono giusto e l'energia per mantenerv1s11., perse;era, non si stacca un istante dalla mater~a vera dell'art~ sua: e quando tena.eia e impegno lo sorreggono fino m fondo, ecco 11 rac– conto semplice e puro bello, persuasivo. Ma altre volte purtroppo s!i. direbbe ch'egli •si stan~hi per strada; e in queste pause, in questi inter– valli, si riversano allora tutti gli elementi superflui, gli intrusi: la solita maniera strapaesana; e poi tratti di spirito, paradossi, divaga– zioni dissertazioni maliziose, battute d'effetto. Tutte cose da brillan- ' . tissimo giornalista e « causeur >>pieno di grazia, dove Malaparte fa mostra della sua geniale facilità; ma inutilissime, estranee, dannose all'arte narrativa, al Malaparte scrittore di novelle. Eppure l'arte c'è, il mestiere è sicuro·; e in quanto al ricavarne frutti più numerosi, e per– fetti, credo che oramai per Ma,laparte sia solamente questione di « im- pegno>>. · MARIO BONFANTINI. GmNTUCCA, Contemplazioni. Liriche. Seconda edizi_one riveduta e con l'aggiunta di nuove poesie. - Sandron, Palermo, 1930. L. 6. Non conosco le prose di Gentucca se non da un articolo di Oarlo Calcaterra, il quale ricorda delle Impressioni d'oriente, dei Pez!Zi di Paradiso in terra di Romagna, e dei bozzetti fantasiosi come La rosa e Fontana incantata. Ma mi concedo la citazione• di seconda mano. Sce:n,– dendo la prima volta a Scutari e incontrando alcune donne orientali, creature d'estranio cielo e di sangue nemico, Gentucca os-servava: « hanno dei bimbi in collo . .Sono come me>>.E· andando, dalla sua villa montana, a una chiesa di là da una valle: « C'è un rosaio nel mio giar– dino.... S'arrampica sul muro deJla casa .... lo adorna con le foglie e con l'ombra delle foglie .... Porterò al Signore la rosa del mio cuore.>>. Slancio materno, dunque, e contemplazione che facendosi interna diventa umanità e religione: l'uno, caratterizza la ,prima raccolta di liriche di Gentucca (Il giardino, 1926); l'altra informa di sé questo secondo libro, del quale esce ora, alla distanza di appena un anno dalla sua prima comparsa, una ristampa aocresciuta di venti liriche circa. La poesia dei bimbi cantando ormai in sordina, con poche variazioni inedite su vecchi temi, Gentucca è ades,so tutta voce per l'estasi., o meglio umana nostalgia del divino, natale dentro nel contatto còn le cose esaltatrici, e che acquista forza di rapimento davvero solo nei novi,ssimi componi– menti. E allora come si spiega la discendenza innegabile, ad auscultar bene il cuore di queste musiche, dal Leopardi, dal Graf, dal Paiscoli? . È vero, la ~~t~ra non è per Gentucca la crudele matrigna leopar– diana, né la m1c1d1aleMedusa, del Graf, e nemmeno si può dire che i morti chiamino dalle radici dell'ispirazione, come avviene nel Pascoli.. « Legge di natura, che si traduce io canto: canto che basta a se stesso: BibliotecaGino Bianco

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