Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931
626 A. ANI.AN '.rE, Ultime notti di Taormina chiuso in casa, sofferente d'insonnia e d'amore, bevitor di valeriana, e aJ. , . . modo _dicomportarsi di Lucia nei ,suoi riguardi. C'è una scena m cu~ l'assurdo raggiunge il più sperticato grottesco; ,ed è quella ove Cannasti asc·olta dietro La porta un dialogo tra la, moglie e l'amico romano. Can– nasti irrompe nella stanza, ma che fa ? Impone all'amico di dormire, si riprende la moglie, fa il geloso, fr~ssa specchi e mobili; la moglie, spa,– ventata,, si mfugi:1 nella stanza, dell'ospite, e questi le cede. il suo letto e– va a dormire con Gannasti. Poi, a notte alta, s'alza, rientra nella sua stanza, invita la donna a, tornare al letto maritale; marito e moglie si rappattumano sotto le lenzuola, ~ la mattina, all'alba l'ospite rip-arte per Roma. Eppure tutto ciò s'accetta, anzi non turba il lettore più ,schizzinoso in materia di logica, psicologica. Che vuol dire ? Ohe Aniante, essendo il primo lui a divertirsi a questo gio:Co d'incongruenze, pigliando,ci gusto lui per primo a sha-llarle gros,se, secondo. l'estro e il fuoc.o della fan– tasia, mette il lettore in una condizione d'animo che impedisce reazioni o obiezioni di na,tura, dirò, seria. Poiché si tratta di divertimenti fanta– stid, fatti con. un candore misto a furbizia, -è pia:Oevole~ntrare nel gioco creato dall'autore, e restarci. È questo, mi pare, il piccolo segreto :Che ha Aniante per farsi leggere. E talvolta anch~ per farsi applaudire, come in quelle pagine che narrano la festa di ,Sant' Alfio e la gara delle cor,se al carrozzino. Non son molte, ma hannoi una rapida felicità di tratti, creano un'atmosfera mossa, viva, colorita; e 1~ :figure vi :si muovono con agile naturalezza. Il duello rusticano fra Cannasti e i suoi avversari, :Che poi gli uccidono a tradimento il cavallo che ha vinto la corsa, ha un'estrosità davvero indiavolata, anche nei passaggi più buffoneschi, come quello in cui 0annasti seguita a duEillare sonnecchiando. Certo, è vietato controllare troppo da vicino il gusto verbale di ArÌ.iante. e è me– glio passar sopra a frasi come questa,: « I pensieri a mio a uno centÙpli– candosi, i primi occupando la sua mente a passi di mulo, gli altri intro– ducendosi al pari di cavalli, galoppano selvaggiamente sul terreno acquitrinoso della sua fantasia». Passi cosi, la nostra matita ne ha se– gnati quasi a ogni pagina. E neppure a questi ci ribelliamo. E ciò appunto in grazia di quell'estro, tra ingenuo e furbesco, che Aniante possiede come suo dono naturale, e che fa di lui, direi, lo scugnizzo della nostra giovane letteratura. Che gusto sarebbe, penso, s'egli ci desS'e il romanzo del vitoso meridionale.... ' G. TI'l'TA RosA. Lettere di Iacopo Novara ai suoi genitori. - Paravia, Torino, 1931. L. 8,50. S i esce dalla lettura di questo libro come edificati. Rare volte ci è sta.to dato di incontrare un giovane che unisse in sé tanta intelligenza e grazia e interezza d'animo. Non anc6ra ventenne Iacopo Novaro cadde in ~ombattimento il 3 giugno 19,16 sugli Altipiani, al Campo della Mar– cesma; anzi, spari nella battaglia. Ma, non ,è la fine gloriosa la vita romanticamente consumata in una fiamma, ciò che in lui più' ci com- BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy