Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931
N: SAVARESE, Storia. di un brigante 625 \ 'stione, il· valore. Alla fine non è che un saluto ana terra, una delicata réverie e, sopra tutto, una promessa. Non vorremmo che quell'ombra )ingrandisse di troppo la portata d'un avviso mattutino che vale come segno di disposizione d'animo, d'una quieta verginità di fantUJS,ia, ma esile, senza .sfondo. E noi preferiamo l'altro Sava.rese, dov'è narratore solo, e discioglie in quel gusto l'ultima agrezza della sua intelligenza. GIUSEPPE DE ROBERTIS. ANTONIO ANIANTE, Ultime notti di Taonn,ina. Roma.nzo. - Treves, Mi– lano, 1931. L. 12. Un recensore di questo libro, con un tono di voce molto• grave e irritato, ha fatto colpa ad Aniante d'aver descritto una Taormina lon– tana dal vero, anzi una Sicilia falsa. Specia,lmente i catanesi e gli acirealesi, faceva capire, se incontrano Aniante gli faranno per lo meno la pelle. Poi, soggiungeva, la, materia ùel romànzo non risponde al titolo, altra grave colpa. Perché « 1e ultime notti » ? E ricordava Gli ultimi giorni di Pompei .... Evidentemente, c'è qualcuno che può prender sul serio, dal lato della verisimiglianza dei ca.ratteri o del costume locll,le, ciò che seri ve Aniante. Mentre mi pare che non ci voglia molto a capire che Aniante è tutt'altra cosa. Cos'è Ani.ante? Anzitutto, non è uno scrittore verista; non gl'importa d'uhbidire al cànone dellai << tranche de vie»; e se assume nel suo racconto figure e tipi d'una regione, non si preoc.cupa di interpre– tarne la natura secondo il vero, con uno sforzo di adeguazione alla realtà osservata, ma di introdurre in una realtà locale molto generica o solo pittoresca quello che momentaneamente gli passa per la fantasia. Non rifugge dall'assurdo, anzi, - e qui sta il suo pregio, - non ha neanche l'aria d'accorgersi che naviga nell'assurdo. Non chiedete ad Aniante che vi metta in piedi un personaggio, o solo una figura, in cui sia rispettata la logica dei sentimenti. Vedete, in questo romanzo, Cannasti. Costui ne fa di cotte e di crude; seduce una ragazza romana che va a raggiungerlo ad Acireale, dove la impalma; poi la tiene chiusa in casa, e per alleviarle il peso della solitudine, le mette vicino un amico romano, il quale, ospite corretto, s'innamora di lei, ma si tiene il se– greto per sé; intanto Cannasti, innamoratosi d'una francese che soggior– na a Taormina, sospetta che la moglie lo tradisca coll'amico, e allora lo scaccia su due piedi, e torna innamorato della moglie; da focoso amatore mondano ed elegantone si trasforma cosi in ma.rito fedel1ssimo, ridiventa siciliano, a,nzi .acirea,les.e; ma da scultore, pare, di vaglia., eccolo ridotto a mediocre facitor di busti e monumenti alle glorie paesane, sca,lpellino; infine torna a innamorarsi della francese, ma la moglie si uccide per lui; egli la piange, e durante il lutto rituale, si fa sedurre da una matrona quarantenne, russa, e reduce da mille avventure d'albergo, ora .finita mo– glie di un arricchito <<americano>>d'Acireale, Pappalardo; finché il rac– conto fa, punto. Come controcanto a questo séguito bizzarro ed estroso d'azioni, in cui quella tal logica se ne ,va in aria a ogni passo, si pensi ai rapporti fra la moglie di Cannasti e il suo tetro innamorato, sempre !O. - Pduaso BibliotecaGino Bianco
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