Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931
M. PRAZ, .La carne, la morte e il diavolo ecc. 615 torica del Delacroix (che, però, è vista alquanto unilateralmente). Ma quando si viene al Flaubert ci sembra, e anche questo ,è stato detto da altri recensori, che le affermmiioni del Praz sian troppo recise. L'ispira– zione del Flal1bert maggior,e non è sadica né comunque pervertita; fra l'altro, perché è ispirazione poetica nel più completo ,senso della parola. Ma questo è un maggior punto, di cui qui non è anc6ra il luogo. I Janin, i Borel, anche i Lautréamont, li- lasciamo volentieri alle prese con la psicana1is,i del Praz; a ciascun cli loro si potrà se non altro ripetere: « Tu l'as voulu ! ». E magari anche il Maturin; e poi il Sue, e la Ra– childe, e il Mirbeau, che sono veramente, essi, degli utilisateurs; né forse daremo gran battaglia. per ,salvare dalla geenna lo stesso Huysmans, il d'Aurevilly, il de Rais, il de l'Isle-Adam, il Wilde (ma, e iil De profun– dis?), e i vari Péladan, Mendés e Montesquiou. Altri anzi, nella nostra crudeltà, vorremmo vederci, che il Praq; non ci hp, messo perché, appar– tengono pciù o meno al oocolo presente: Pierre Loti, per esempio! Di taluni conoscia1ho troppo poco per poter arrischiare _UIIJ giudizio, per esempio il Lorrain e il Gourmont romanziere., 1 Sono i mediocri, nei quali la ,fiammella sacra non è riuscita a fondere e trasformare gli ele– menti profani, che giovano a questa monografia di stocria del costume che il Praz è andata componendo in base a testimonianze letterarie; e dell'aver approfondito e illustrato tutto questo materiale monotono e fastidioso, anche il letterato deve riconoscenza all'Autore. E che anche i massimi abbiano sentita, come si dice, l'atmosfera, del tempo, non è dubbio, e giova chiarir come. ~fa i capolavori di Flaubert, o di Swin– burne, non sono in nessun modo spiegati né illuminati da oerte morboi– sità psichiche del primo nella sua giovinezza, o dalla flagellomania del secondo: In nessun modo: questo è il punto. E vien da domandarsi se il Praz non avrebbe fatto meglio, per la sua monografia di storia del co– stume; a prendere, che so?, le statistiche dei manicomi di Francia, In– ghilterra e Itàlia nel corso del secolo XIX, e studiare in quelle se, vera– mente, nel periodo trattato vi I sia stata, prima una più diffus-a tendenza -sadica,, trasformatasi poi in quella, forma passiva del sadismo, che è il masochismo, e finita con quella impotenza e intersessua1ità, irta di fantasmi e di conati d'immaginazione, che il Praz sintetizza, nel .ca,p. V, 8otto il titolo di Bisanzio. Non escludiamo che un processo simile, in certe sfere della popola– zione francese, meno della inglese, e quasi affatto della italiana, sia veramente ac,caduto. Anzi, siamo propensi a cr,ederlo; e diciamo che la storia in genere, e la storia medica più in particolare, possono trarre molti lumi da questo libro. E poiché ciò che giova alla ,storia generale giova anche alla storia letteraria, per questa vfa il volume che abbiamo letto giova alla storia letteraria. D'altro lato l'esame di tutti questi ,documenti letterari che suggeriscono il diffondersi, fra un certo numero -di artisti, di certe tendenze morbose, di per sé non basta a suffragare generalizzazioni sui costumi di quei tempi e di quei paesi. Non credo, per esempio, che il « Vice anglais » (vedi appendice alla Parte prima) fosse più diffuso oltre Manica ai tempi di ,Swinburne, che non p,rima, -0 dopo. I documenti letterari, guardati così da un angolo visuale freu- BibliotecaGino Bianco
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