Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931
N. RonoLico, Carlo .Alberto Principe di Oarignano 613 certezze e contrasti, nei suoi sentimenti e nella sua azione, vanno bene al di là di quel punto ; non è un momento ed un atto·, ma tutto un uomo e tutto un regno che occorre chiarire e giudicare. Anche a rima– nere nel periodo studiato dal Rodolico, la spedizione di Spagna (disposta da Carlo Felice e dalla, Santa Alleanza, ma a,rdent~mente desiderata da lui) basta a testimoniare le contraddizioni, che,. dal nostro punto, di vista, ci sono nella condotta di Carlo Alberto. Diciamo a bella posta: dal nostro punto di vista; giacché dal punto di vista suo, ch'era quello dell'interesse dinastico, si può anche trovare eh' egli rimase perfet– tamente coerente. E tuttavia, se non c'inganniamo, v'era in Carlo Al– berto una passionalità,, che andava al di là della pura e semplioe ragion di stato. E il suo legittimismo furente, - ci si passi l'espressione, - del 1823, ma, poi anche del 1830 e degli anni consecutivi, sarà da spie– gare anche come una reazione sentimentale alle delusioni, alle ambascie ed alle umiliazioni del '21. Il Rodolico non ba avuto bisogno d'insistere gran che sulla leg– genda, ormai sfatata, che Metternich e Maria Teresa, la moglie di Vit– torio Emanuele, tramassero l'esclusione del Carignano a profitto del duca di Modena, fratello e genero di Maria Teresa medesima. Una ri– presa del tema, fatta recentemente da uno studioso francese, appare non attendibile. Il Rodolico ba cercato invece di precisare i successivi atteggiamenti del Metternich di fronte al progetto di Carlo Felioe di escludere Carlo Alberto li> favore del figlio Vittorio Emanuele, nato già nel 1820. Il piano che Metternich vagheggiò per qualche tempo fu l'isti– tuzione in Piemonte di un « Consiglio di conferenze», simile a quello stabilito a Na,poli. L'istituzione necessaria di una tutela, nel caso che si , fosse passati al fanciullo Vittorio Emanuele saltando il padre, poteva convergere con questo disegno. Ma ben presto il Metternich rinunziò a qualsiasi disegno ostile alla successione di Carlo Alberto. Al congresso di Verona l'Austria si dichiara senz'altro in -suo favore (e altrimenti sarebbe rimasta isolata di fronte a Russia, Francia e Inghilterra) ; ma afferma la necessità di garanzie da parte di Carlo Alberto. Di qui il giuramento· che Carlo Alberto al ritorno dalla .Spagna dovette pre– stare a Carlo Felice di mantenere, una volta salito al trono, tutte le leggi fondamentali della monarchia, (si vede che era un destino di Carlo Alberto quello di assumere impegni che non sarebbero stati mantenuti). Il Roclolico, in base ad una lettera, da, lui per primo esaminata, del De la 'four all 'Alfied, ha potuto stabilire che il giuramento fu sotto– scritto a Parigi nell'ambasciata del re cli ,Sardegna, alla presenza del– l'ambasciatore Alfieri, tra il 25 ,e il 29 dicembre 1823. Il testo, però, rimane fino ad oggi sconosciuto, pur essendo possibile ricostruirne la sostanza. Al Trocadero e al giuramento di Parigi seguono gli « anni di rac– coglimento e di preparazione». E questo periodo, dopo quello dell'infan– ·zia e dell'adolescenza, è il meno studiato. Ci permettiamo di formulare un semplfoe dubbio : che dai carteggi di Carlo Alberto col Barbania e il D'Auzers si pote&<Se ricavare più lume. Ma potrebbe anche essere che c'ingannassimo. Una cosa, ad ogni modo, risulta chiara: Carlo Alberto -è un legittimista puro, che plaude al colpo di stato di Carlo X e diviene BibliotecaGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy