Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931

Le università americane 597 porrà obiezioni od ostacoli che non siano ragionevoli. E l'abbondanza di· mezzi di cui ho parlato sopra è a disposizione del professore che intenda compiere un rinnovamento. C'è una generale simpatia p_er colui che cerca e prova nuove vie. Se in Europa il pregiudizio prevalente è quello della tradizione e dell'attaccamento ai sistemi in uso, si direbbe che in America c'è la tradizione e il pregiudizio opposto: che l'ultima novità, il tentativo più recente, per il solo fatto d'esser nuovo e recente abbia delle probabilità d'essere migliore. Fra questo spirito aperto alle novità va contato anche una ottima qualità della media dei professori americani, cioè, la loro tolleranza verso le critiche rivolte ai loro metodi e alle loro istituzioni. Essi sono s~pre pronti ad ascoltarle e a fare il possibi le pe r riparare. Io ho seguìto con molto interesse per un anno le pagine cl.te i principali giornali dedicano alle questioni di educazione, alle vicende delle università e dei collegi ·più rinomati, aUe discussioni dei congressi di professori, ed ho assistito anche a un congresso nazionale di profes:fìori uni versitarii. Ebbene, è straordinario vedere quanto spes,so si senta annunziare una riorga– nizzazione degli studii di questo o di quell'altro ramo degli studiJ., quali critiche capitali vengano mosse alle istituzioni più venerabili degli Stati Uniti, e con quanta apertezza, venga riconosciuto o il fallimento o la debolezza di questo o di quel sistema, educativo. Mi dispiace di non aver fatto una raccolta di questi discorsi, .e di questi articoli, e di non · poter citare frasi e proposte che corroborerebbero la mia impressione ge– nerale; ma chi abbia passato qui qualche mese non dovrà che fare ap- · pello alla propria memo1·ia per ritrovare questa stessa impressione. Si manifesta in questa tendenza quello spirito generale della "ita americana, che le viene dall'essere vita d'un paese nuovo e di scoperta, d,i un paese di «pionieri» pronti ad accettare i mezzi nuovi per far fronte a situazioni nuove, che è una, ca,ratteristica così simpatica del- 1' americanismo. Ma accanto a questa apertura di mente, la vita universitaria ameri– cana dimostra una tendenza a restringere gli orizzonti della vita m.en– tale. Tale tendenza è data dalla concomitante passione per i sistemi mec– canici, per il lavoro in ,serie, per i trovati esteriori. Si attribuisce spesso là prosperità degli Stati Uniti alla ricchezza del suolo, facendone così un paese più « fortunato ii che « operoso J>; ma io ritengo che la prospe– rità sia dovuta piuttosto a, quella grande SCOP..ertamericana che è stata l'organizzazione scientifica del lavoro, la produzione in serie, la restri– zione della.produzione tumultuaJ'ia in molti tipi alla produzione in pochi tipi. Gli Stati Uniti sono più ricchi, per.ché « lavorano meglio ii. Ebbe:qe, nelle università americane c'è una tendenza, che chiamo volentieri « positivistica i>, ad applicare alla vita intellettuale i sistemi che han dato tanta soddisfazione in quella materiale, a ridurre il lavoro spirituale a lavoro in serie, a trovare anche per esso, attraverso gli equi– valenti di cifre, di medie, di serie, dei mezzi di esame e di valutazione puramente meccanici. Espressione di questa tendenza sono i cosiddetti e famigerati « tests i>, i quali, senza volere entrare con ciò in una discus– sione approfondita, mi paiono piuttosto adatti a far emergere gli alli.evi pronti e di coltura enciclopedica, che quelli meditativi e dotati di una BibliotecaGino Bianco

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