Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931

I \ Le irniversità americane 595 riggio tranquillo; ma c10 non toglie che quell'episodio mi sia rimasto in mente come tipico d'uno stato d'animo generale in molte biblioteche europee. Quando poi si entra nella pratica dell'insegnamento, la preoccupa– zione del pubblico, l'impegno che l'università americana pone nel « ser– vire>> i suoii.studenti, e, direi quasi i suoi clienti, colpisce ancora di più. 2. - In Italia l'insegnante fa lezione e questo soltanto; dopo la lezione, salvo casi straordinari e p,ersonaJ.i, i suoi ra,pporti con l'allievo ,c,essano. Ognuno di essi rientra nella sua vita privata, nella quale è consuetudine di non lasciar penetrare che gli intimi. Le convinzioni po– litiche o religiose, gli affari privati dello studente non riguardano il pro– fessore, come quelli del professore non riguardano lo studente. Anche la lezione ha uri. tono scientifico, impersonale, generale, e, salvo che nei « se]llinari >> o nei « laboratori J>,lo studente non fa domande al pro– fessore. Il «contatto» personale non avviene che di rado: talvolta il professore conosce lo studente per la- prima volta all'esame! Invece ciò che .sorprende nègli Stati Uniti sono le relazioni personali strette dell'insegnante con gli studenti, persino prima dell'inizio dei corsi. Lo studente si abbocca col professore, p_er sapere che càrattere avrà il corso e se le sue cognizioni sono sufficienti per seguirlo; poi, du– rante le lezioni, specie alla fine di esse, è consuetudine serbare qualche minuto per le interrogazioni degli studenti, la cui curiosità, lo dico su– bito, presto esce dal campo ristretto non soltanto della lezion.e, ma talora del corso e pe:ruiinodella materia insegnata .. Il professore europeo prova un po' di meraviglia a ·sentirsi domandar~, le prime volte che capita in una università americana, le sue opinioni sopra una inrfinità di soggetti, .non pertinenti al suo insegnamento, ma, viceversa, riferentisi alla sua personalità. Questa curiosità ha sempre, o quasi, un interesse «umano». Si vuole entrare in contatto con lo spirito dell'insegnante. Lo si vuol sentire più vicino. Si vuol vedere se la pensa in questo o in quel modo sulle questioni più ardenti del momento, in America, o nel suo paese. Cosi quante volte dopo una lezione su Machiavelli o su Carducci, mi hanno chiesto che cosa pensassi del « proibizionismo » e quale giudizio dessi di Mussolini o del fascismo! Tipica pure è la domanda che viene rivolta, anche dopo pochi giorni che uno è sbarcato: - Che cosa pensa dell'Ame. rica? Le piace l'America? - e sm::prende questa curiosità, e quasi ansietà, di conoscère un giudizio immaturo, e di persone che non hanno poi grande importanza, sopra un paese cosi vasto,· così potente, così dominatore. Ma questo è un elemento di cui terremo conto più tardi, analizzando una certa incoscienza che l'Americano medio sembra avere oggi delle forze reali del suo paese. Certo nessun Inglese o nessun Fran– cese rivolge questa domanda ai suoi ospiti di poco tempo: è sempre inteso che non possono non ammirare il paese dove si trovano, che è il « primo paese>> del mondo. A poco alla vòlta, durante il semestre, la comunione fra studenti e professori diventa più intima. Lo studente universitario americano non ha per il professore e per la lezione quel rispetto esterno e quel senso critico interno, che caratterizza lo studente europeo. Egli ha l'aria di B bliotecaGino Bianco

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