Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931
592 I. Pizzetti - Ricordo di_Ernesto Consolo Chi lo conosceva gli voleva bene, anche coloro che non potevano comprenderlo in quanto musicista. Ché fra le altre ,sue doti e qualità, aveva quella di essere, signorilmente sempre, un buon compagno nelle liete conversazioni e a tavola. Quando doveva dare un concerto non pranza,va, ma cenava, dopo il concerto. E il solo guardarlo faceva pia– cere: ché, lieto del consenso e degli applausi ottenuti (e tanto più lieto se a dividere. quegli applausi c'eran sta,ti con lui uno o più compagni), e da uomo sano e forte, consumava la sua cena, alternando un boccone a un aneddoto, un sorso di vino a uno scherzo o a un complimento, con gioia schietta, e come se anche quella cena fosse un premio alla sua fatica di artista. Dicevo che gioiva anche del plauso tributato ad altri artisti, e tanto più se era.n amici suoi. Può testimoniarlo chi lo vide con gli occhi pieni di lagrime di gioia dopo i concerti di Toscanini a Firenze : e non posso non dire io come per essermi vicino alla prima rappresentazione di opere mie egli, anche in questi ultimi anni, in condizioni di salute non buone, abbia a,ffrontato il disagio di lunghi viaggi. Doveva essergli riserbata per le ultime -settimane di sua vita una grande gioia; e fu l'inv:ito a collaborare alla commemorazione di Giu– seppe Martucci, che nel rinnovato Teatro Comunale di Bologna sarà tenuta nel prossimo maggio sotto la direzione di 'foscanini. Ma gli era stato riserbato anche il grande dolore di dover rifiutare, dopo giorni e giorni di vane speranze, e di vane domande e preghiere al medico, l'invito onorevolissimo. « Questo è stato il suo ultimo grande dolore>>., mi scriveva pochi giorni fa una giovane amica sua e mia, « un dolore che pa;reva dovesse essergli fatale, ma che il suo cuore seppe miraicolosamente sopportare. Del resto ha sempre sperato cli guarire. Due giorni prima di lasciarci diceva ana Signora Anna che era sicuro di poter assistere agli esami. di giugno al Conservatorio. Per la ~ma -scuola era tranquillo, avendola affidata a un allievo devoto alle sue li.deee alla sua disciplina a-rtistica. Ma spesso lo mandava a chiamare e, alunno per alunno, voleva sapere come studiava, cosa studiava. Mentre dormiva lo sentivano talvoUa sgridare, in sogno, un presunto ,scolaro che sonava male. Questo nelle nottate agitate. In quelle felici cantava, cantava, musiche del suo re– pertorio: o improvvisava, mugolando. Oppure si svegliava all'improv– viso, e chiedeva all'iniermiera: - Sente questa bella musica ? - Certo, signor Maestro. - Meno male, c'è qualcuno che la può godere>>. Ho voluto stendere questi pochi ricordi di Ernesto Consolo proprio cosi come mi sono venuti al cuore e alla mente. Forse ho dimenticato episodi che avrebbero potuto essere anche più significativi? Può essere. Ma questi possono bastare a dare un'idea di quel che egli era, uomo, artista, amico: degno, come pochi, di stima di ammirazione di affetto quando era fra noi; degno, come pochi, di a-fl'etto e di memoria ora che ci ha lasciato. ILDEBRANDO PIZZE'ITI. BibliotecaGino Bianco
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