Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931

580 D. Oinelli potergli voler bene. Era come se avessi ritrovato il mio Fausto, ma meglio; come a ritrovarlo in una perso[la alla quale si vuol bene digià. Io gli volevo bene anche prima di sapere chi era, capisce, anche prima di sapere che 111e avevo il diritto, si può dire. - . Il contrasto fra la semplicità delle sue parole, e. anche del tono dellà voce, con una viòrazione profond'a che es,se volevano nasoon– dere, cresceva col progredire del MOOonto; e più si fa.ceva palese nei silenzi; ché, a questo punto, andava avanti a, forza di pause, a, frasi brevi, incespiC'.anti, ma piene di una rattenuta energia, come strap– pate a, forza dal profondo dell'animo dove erano abbarbicate con la durezza delle conchiglie allo scoglio. Deve essere così che le parole povere con cui vengono annunziati i grandi dolori diventano tra– giche. E nella sua umiltà traspariva un che di solenne, come per avvertirmi di capire le cose che essa non poteva dirmi. - E poi, lo capisce, non sapeva nulla nessuno .... - Si, certo; anche di questo doveva avere piacere; il piacere della colpa-, quasi. Portare· un .segreto nel cuore. Il bene che le veniva dalla sua dissimulazione non era forse lontano da quello che può trovare Ullladon[la, nell'amore del figlio diletto che sa essere frutto di un peccato d'amore e 11.1:on dell'uomo col quale sooz'amore co[lvive. E la sua tremula candida felicità trovava un'espressione di colpa. Ma quella era la sua :fioritura d'amore. Tutto il suo potere di voler bene, in tutte le forme diverse che Dio aveva posto in em– brione [lel suo animo e [lel suo corpo di dorma, trovava la sua via sfogando le sue vergi111iforze .sul capo di quel ragazzo. La prima tenerezza dell'infanzia, il sacri:fi.zio della gioventù e il solo suo amore d'i donna si versavan o [lell'amo r,e materno per il figlio ilil cui riviveva il ragazzo che aveva portato tanti 3Jllni lllel cuore. - Sa, quando si vive c-ome vivevo allora io, che non lo sapevo nemmem.oche al mQ[ldo ci potesse essere tamta felicità, si ha sempre Ulllpo' paura. :È come se si sapesse che non può durare. Non era come prima che avevo paura d'invecchiare : ora avevo paura di mo– rire. Ohe mi potessero mandar via, non ci pensavo nemmeno : i bambillli mi volevamo bene. Ma un gforno che erano aperte le porte dei salotti, .sentii che parlavamo di •me. « Nolll ti pare un -po' strana, la nostra bambinaia ? )), diceva la signora. « Ma, non saprei)), l'.ispose lui. « Perché ? >>. « Già voi uomini nolll vi aociorgete mai di lllulla. Sempre a pen– sa,re alle vostre cose e basta. Ma [lOn lo vedi che non vuol bene altro che a Guido ? )). « Se dovessi d.!ire, mi par che voglia bene a tutti e due. Mi pare che ,3,[lChe la Giuli3Jila ci stia volentieri con lei>>. « Si, ma è tutta U1n'altra oosa. Ci corre Ulll abisso. NOlll è ima bella cosa, per la piccola>>. BibliotecaGino Bianco

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