Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931

Amore 579 che a poco a poco, amche lui si abituava a quella vecchina per la casa, che ci veniva volentieri nella stanza della sorellina, a sentir le storie che le raccontavo, quando aveva finito i compiti di scuola. Qualche volta veniva fuori con noi; e allora sin dalla prima volta, senza pensarci, lo giuro, senza intenzione, mem.t:redi solito si an– dav,a sempre alle Oascillle, presi dall'altra parte dei LU1I1garni, e giù sino ai pratoni della Zecca, e poi passati i viali, sino aii Renai. Gliel'ho detto, son cambiati, ora; ci son gli argini, i muri; non si può più scendere; ma io gli raccontavo di quamdo i muri nolil c'era1I10, delle guerre che ci f,ooevano i ragazzi, per quelle piagge .... Era come se fossi stata con Fausto, ritornavo bambina. E poi bastava 1o guar- -<lassi negli occhi: eran quelli di Fausto, ,precisi. Se sapesse che bambino e:ra. Ci SOIIl certe creature, lei lo saprà meglio dli me, che pare Dio le abbia messe al mondo per dar piacere a vederle vivere, a respirare; che basta stargli vicmi. per sentirsi bene, come al sole d'inverno. Si passava, per la strada, le signore 8i voltavano a guar– darlo; si andava in un neg9zio, le commesse gli facevano i compli– menti; poi era UIIl angiolo di bootà. Con le persolile di servizio aveva certi modi così ben educati, amche colll me, figurar,si, che mi veni– va,no le lagrime agli occhi. Questo lo credevo facilmente; la poveretta non poteva andare ·avànti; fazzoletto, soffiata di naso, lunga, rumorosa. - Insomma, lei avrà già capito ; ma a me mi ci volle tanto, prima dli capire. Gliel'ho detto, a vederlo la prima volta, mi era . venuto a mente Fausto, e anche a sentir la signora chiamare il marito «Fausto)), mi ero sentita un !llale dentro nel petto come un vetro che s'incrma; ma a forza di sem.tirlo ripetere, non ci fa– cevo più caso. E ,poi, come si poteva immaginare che quel signore, cosi signore in tutto e per tutto, fosse Fausto, il ragazzetto che m'aveva ritrovato, da bambina? Del resto, semmai pensavo a Fau– sto, era quando stavo con Giulio; ma mi succedeva che ci pensavo sempre più di rado, a Fausto, e anzi ne .sentivo rimorso, allora; come se lllon fossi stata fedele alla sua memoria. Ora c'era Guido, e basta; Guido mi voleva bene ; cosa volevo di più ? . I primi indizi li ebbi da certi discorsi che facevano in cucina, un po' a malizia: « Dopo tutto vien su daJla gavetta runche lui; ci vuole un bel coraggio a tornaFe a Firem.oo a fare il signore, dove tanti ,se lo ricordano aincora garzone di bottega in Via de' Neri, quando andava a portare la roba alle case col carretto)). Era la sigmora che voleva stare a Firenze; a Milano noo ci si poteva più vedere; appena lui aveva potuto liquidare i suoi affari, eran venuti via. Del resto 111emmein lui se ne riguardava; pareva che l'avesse caro di dirlo che era nato povero, che s'era tirato su da sé. E oosi noo fu una sorpresa; dal dubbio a poco a poco passai alla certezza, mi c'ero già abituata. Ma, capisce, allora si, che sentii di BibliotecaGino Bianco

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