Pègaso - anno III - n. 5 - maggio 1931
576 D. Oinelli graziare la sorte di averci tenute lontane da quegli imbrogli. Certo, a restar soli dispiace .... - Ma di Fausto, non ne sapeva più nulla ? - Ah, allora non ci pensavo nemmen ,più. Cioè, ci pensavo sem- pre; ma oome può pensare uip_amamma a un bambi[lo che le è morto, tanti anni prima. Proprio cosi. Da principio era un'altra cosa; nOIIl che abbia mai sperato di ritrovarlo, nemmen per sogno; ma chi lo sa, sinché er,o giova[le, l'avevo con me .... - Ma prima;, quando andò via, sùbito dopo, non le scrisse mai? - Sì, mi mand<>qualche cartolina illustrata coi .saluti. Ma io non gli potevo rispondere, non sapevo l'indirizzo. Non ci aveva pen– sato a mandarmelo. Si rima-se qualche momento in silenzio: lei, prima di riprendere il raicco111to, distratta, come ·riandando oo,se troppo vaghe per met– terle in parole; io per non disturbare il suo racooglimento. - Che vuole, c'è com.penso a tutto, nella vita. A rimaner soli, è triste; dapprima, quando si è giovami, perché insomma lo scopo della gioventù è di voler bene, dì farsi una famiglia, ,specialmente quamçlo,si vuol bene ai bambi!Ili; ,poi, quando si comincia a andare in là con gli am!Ili,perché la vecchiaia, soli, fa paura. Ma tainto, il destino non ci .si fa d,a sé. L'avrò avuto amch'io il mio momento buono; sa, c'è un momento, anche se dura poco, quando tutte le ra– gazze son piacenti, fanno la :fioritura; come gli alberi a primavera; ma_io, chissà, in quegli anni, mi pareva di non aver bisogno di nulla e di nessuno, di bastare a me stessa, come se avessi tutto dentro di me. Gli uomini non li vedevo nemmeno; quando mi facevano un com– plimento, era proprio fatica buttat~ via. Poi, CO[l 'and,ar degli amni, si cambia. Quando vedevo una ragazza innamorata di per davvero, !Ilo:noopivo c-omefaces,se; mi cascavàn le b:raiccia, oome a vedere uno che è fuor di cervello. Ci ho pensato tante volte: era oome se mi mancasse qualche cosa, a me, per poter capire. O sennò, lo sa, èome quamdo si ved!on per le chiese queste do,n[le perse in estasi davamti a un altare? Ecco, a quel modo. Ma di quell'altre che lo facevano per capriccio, per vizio, di quelle ~o sempre avuto compassione. Ma questo era prima prima; poi, con gli amni 1110n ci si bada 111emmen più. E io avevo, altro da pensare, allora. Perché vede, co– minciava a essermi più difficil~ di trovare un servizio. E mi faceva paura. , Nolll era tanto per il bisogno; che vuole, a me poco mi bàsta; e quel pochino l'avevo messo da parte, su su; ma il male è che si può metter da parte il necessario per camp&re, ma, lei lo sa, no[l si vive di solo pane; e per la paura di rimaner soli, non c'è difesa. E pI'op'I'io in quei momenti che ~i trovavo .spersa, seinza posto, mi veniva fatto dli -pensare a quando ero sola da bambina sugli sca– lini di Samta Maria Novella, che m'aveva ritrovata Fausto, e mi BibliotecaGino Bianco
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