Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931
La promessa della zia Nene 449 Ma pure doveva esser successo qualche cosa di straordinario alla zia Nene. Ella di solito non protestava, mai c01I1tro!Ilessulllo, non s'adirava che per ischerzo; quando gli altri si mettevamo a li– tigare, ella cercava semp,re d'appia.nar ogni cosa con quelle sue ridenti maniere che parevaIDo taIDte aperture di sereno in mezzo a nuvoloni temporaleschi; e le 1I1ervosità dello zio Roberto si spun– tavano sempre contro il suo allegro umore. Quel giorno invece ella era infiammata in viso, !IlOITT. da U!IlO dei suoi incendi di gioia, ma da un furore, ,nuovo in lei, che la faceva prorompere in contumelie contro la Zorzi, la «tappezziera>> per cui ella lavorava in bottega e in casa. Io capii appena qualche an!Ilo dopo la giusti:ficaziooe di quel grave risentimento: la zia Nene era stata licenziata dalla sua padrona. Allora, per qumnto curioso di mille particolari, 1110nmi curavo per nulla d'elle questioni d'interesse; quando a casa mia parlavano di lavoro o di mercedi, io cessavo subito dall'ascoltarli e mi pa-reva molto più degno d'attenzione il sig1I1orSponga che non faceva niente e sapeva vivere lo stesso. Cosicché al licenziamento vero e proprio non feci caso, invece ciò che afferrai subito, furono i motivi che lo provocarono: 111ient'altro che ullla gelosia furibonda e insensata della Zorzi per la :fiorente bellezza di Nene. Assistevo co!Ilmnsia alla pena che s'impadroniva sempre più di lei, tanto da farle venir quasi le lagrime agli occhi e da offuscarle la limpidità della voce. Il mio inte'rno dolore si confondeva col suo: ormai sof– frivo solo per la sua sofferenza. La figura della Zorzi mi si fissava nelFimmagilllazione sempre più odiosa e irritante. Stringevo la forchetta con rabbia come se mi preparassi a :ficcargliela nel petto. A un tratto, 1110n sapendomi più padroneggiare, io che filllo allora non avevo aperto bocca,, scappai fuori con questa uscita: - Avrà da fare con me quella brutta strega; se viene anc6ra una volta in casa 111ostra,la butto giù da tutte le scale. - La frase, il tOIIlo, l'immagine grottesca della mia figura meschina contro quel doo– lllone che pesava centotré chili, fece ridere tutti, anche la mia ma– trigna. Ma l'effetto su la zia Nene fu più sorprendente di quello ch'io avessi osato sperare. M'abbracciò soffocaIDdomicontro il suo petto e rideva che pareva p·resa dal convulso. Si risollevò un'altra. Io capii sùbito che cosa prometteva il suo viso sfolgorante. La zia Nene, di temperamento abitualmente gioioso ma, calmo, era colta alle volte da una gioia frenetica. Questi accessi d'allegrezza. la prendevano per lo più dopo qualche abbattimento o qualche sfogo di pia!Ilto, mutavano improvvisamente il suo umore ed eramo ge– lllerati da motivi futilissimi; un giorno la vidi passare dall'acca– sciamento alla più matta allegria perché il gatto aveva rubato sotto gli occhi d'Olga tutta la carne del pranzo. Nell'imminenza di tali assalti la sua faccia s'illuminava di bagliori illltermittenti, come quelli d'uno specchio mobile colpito dai raggi del sole. Io, prima 2n. - Ptoaso. iblioteca Gino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy