Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931
Giovanni Pascoli - Ricordi di un vecchio scola,ro 437 Gli dissi un giorno 'che mio padre lo pregava di vemire a pranw a c•aisanostra ed egli aveva già accettato, quaindo mi d01IDrundò a un tratto oome spaurito: - Ma a casa tua c'è il cameriere che serve a tavola, tutto vestito di nero? Dovetti ooofess,are che il cameriere era vestiito di nero oome tutti i camerieri. · - Ah, non posso venire! Un'altra volta sono stato a pranzo dalla Contessa Pwsolini, ma a vedere quell' uomo tutto vestito di nel'o che aindava in giro tol'lllo torno aJla tavola senza far rumore e senm parlare mai oon nessuno, mentre tutti gli altri farevano 001I1ver,sazione,mi daiva una tale oppressione, mii pareva una oosa oosi l111gubre !... No1I1 dioeva mai una par,oJ,a e si trovava a ogni m01IDentodietro a questo e dietro a q1ilello .... pareva uno spettro! E non fu 1possibile fargli accettare l'illlvito per viia deHo spet– tro. Né io avevo alfom abbais,tanza autoTità in famiglia per far vestire il C3Jllleriere di colore e S01prattutto per esig,e,re ohe inter– vooisse nella convel'lsazfone. Ma, ho oompreso soltanto più tardi tutto il significato ,profondo di quel1'a sua ,avversione per lo cc spettro )), non solo quaindo ho letto i versi su la .,,. dolce sorella che cinge il grembiule f' sorride, lo scinge e s'asside - con te .... ma quaindo, a Oastelveochio ·nella oaset•1n cli O~prona, mi son tro– vato in una visita al Pasooli oon lo .cc Zi Meo salcigno)) che, dopo ·aver cucinato le trote del Se:richio, veniva a 1sede:r,si a tavolia tutto grave e p011soso in faccia al P.oeta. Qu,anto alle mie prediche ,però, il più delle volte eraino ,pro;vo– cate dal fatto che io lo trovavo oontristato da attacchi o da crit:oohe delle quali ver,amente IIlOIIl rmetteva oonto di oocUJpar,si. · Straiilo ! Erano le critkhe più sciocche, vooute di qua o di là da gentuccia ignota od ignoramte, su foglietti semicl.andestini, quelle che talora lo co1I1tristavano di più. Di fowte agli attacchi più gravi ritrovava la sua serenità e la sua forza, e qualche volta l'ape che vide mano– mettere in tr,oppo malo modo il suo miele, ritrovò ·ainche il suo pungiglione. Erano quelle mie precliche, dirette a fargli disprezzare la cri– tica quainto meritava, che mi avevaID.ovialso da lui il soprannome di «Nonno)). Fo11se il loro tono contrastava troppo col ricordo oosi reeoote di rme ra,gazzetto e dei miei poveri compiti di latino ! Ui11avolta mi faceva osservare che gli altri due Gigi non gli ibliotecaGino Bianco
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