Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931
Giovanni Pasooli - Ricordi di un vecchio scolaro 435 venruto dopo prainoo. Mi pare che fosse il De OaroHs, il suo illu– stratore, ma di questo non sono sicurissimo. Si parlava di •proprietà campestri (argomento caro al Pa.sooli che andava aoquistando a poco ,a, poco a fatica 1a cwsetta di Castel– vecchio). Edl egli si vo1se al p,ittore : « E tu non ne hai di pro– prietà in campagna?>>. E subito, come riprendendosi, soggiunse: « 1 Ma g,ià tu sei un artista : a te che Ìlillporta di essere prop!l'ietario ? Le oose belle che vedi ,te le prendi da te : il paidrorie vero sèi tu>>- T0Jeque 1llil imJOmentocome sorpireso di quello che aveva detto. Dopo un poco lo vidi rtrarre di taisca U1I1 piccolo taocuino a schede che portJ~JVa ,SellIIIJ)re e scrivere con quella sua, scrittura picoola, mtid 1 a e rapidMnenite asoonde:nte venso destra: « Tutto quello ohe v@dti è tiw )). Si acoorse che io avevo istintivrumente guard.aito e iilli disse ·sorrtdendo : « Ora la poesia è già fatta. Per i versi è que– stione di aver teilllP,o, >>.E ripose contento il taiccuino. P3JSsò qualc.he airmo ed io lessi nel Fanciullino le parole che il ,d,ivino ,spir~to della poesia dice ·al suo « grave ospite>>, al poeta : A te né- le gemme né gli ori fornisco, o dolce ospite: è vero; ma fo che ti bastino i fiori che cogli ne1 verde sentiero, nel mU1To,su le umide crepe, su l'ispida siepe .... Per me tu non al"i, o poeta, né vigne sassose, né grasse maggesi; ma dimmi se più di vigne e maggesi s'allieta quel cupo signore, od il passero gar,rulo e tu ! Al pittore si era ,sostituito il poeta, ma il pensiero era quello, inoastonwto :in urna delle poesie ,sue più deliziose e più sigm.i!fi,oo,nti. Ho dletto 1però che qualche volta le ,poesie g1i erano richieste o suggerite da altri, ed allora la cosa era diversa. Mi è accaduto di vederlo .un gio.mo al tormento di una ,poosi,ache probabilmente non era nata da sé. In urna di quelle ,sue brevi <limore a. Roma andai a trovarlo all',albergo Santa Ohiai:ra.. Quando entrad. nella ca,me!l'a .smva al tavolino, ma si alzò di scatto. - Come hai fatto bene a venire! Ho bisogno di lasciare andare, di interrompere. Non va, non va! - Gua,~dai sul tavi0lo. :B'ogli piooi di versi cruncellati tra i quali ri– :rnainevainoqua e· là alcuni pochi superstiti. E si vedeva che era preoccupato, tormentato. · - È per Verdi,-per il trigesimo di Verdi. Vogliono l'Ode a Ve~di ed ho anche H itempo 3Jssegnato r E 3indava su e giù per la camera, torcendosi i baffi aH'insù ,come faceva .sempre quando era di ca;t,tivo umore. ibliotecaGino Bianco
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