Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931
430 L. Valli zione, l'archetto) i tiranti, e simili, e ricordo la g101a ammirata del Pascoli avanti alla descrizione degli accorgimenti che si devono avere perché l'aquilone non faccia <d fittoni>> che sono quelle ra– pide oscillazioni con la punta in basso che esso fà a volte quando non è equilibrato bene. << I fittoni!>>: che gioia era sempre per lui quando scopriva una parola nuova ed espressiva come questa.! E quanti bei componimenti di intonazione eroica! « Orlando che prega prima di morire a,vanti alla spada Durandal infitta come una, croce»; ~< La sentinella romana che muore al s1.toposto durante la distruzione di Pompei>>, e tanti altri di questo genere. Ma una volta parlammo di Pinocchio. Io mi maravigliai molto che non conoscesse Pinocchio, glielo detti a leggere e gli piacque immen– samente. Quando lo riportò ci dette per componimento da inven– tare: << Un)altra avventura di Piriocchio )), ed io (con una profetica anticipazione della riforma Gentile) illustrai il componimento con pupazzi varii, ciò che mi fece pérdonare alquanti errori di gram– matica latina. Un tratto del suo carattere che mi fece subito una profonda impressione, e che mi ha spiegato poi anche alcuni aspetti della sua poesia, era la straordinaria mutevolezza dei suoi stati d'a,nimo. Sembrava veramente simile alla fiala iridescente delle Myricae: Oome un di di marzo bianca ed azzurra, torbida e serena. ' -· Non mai aspro né rude, ma passava èon una rapidità veramente infantile dal riso alla tristezza o dalla tristezza alla gioia. Che sapevamo noi, ragazzetti alle prese con la grammatica, di tutta l'onda di pensieri e di ricordi, di canti e di sogni che gli passava nell'anima? Anche della sua tragedia familiare non sapevamo nulla. · A giorni entrava in classe accigliato, cupo, come se una notizia terribile lo avesse colpito allora allora. -Stava sopra pensiero, riu– sciva a fatica a bada:r:ea noi, e ad un tratto una ingenua sciocchezza detta da un ragazzo lo faceva ridere, lo rasserenava e pareva cam– biasse colore a tutti i suoi pensier..i. ,O al contrario mentre era- . ' sereno e sorridente, una << selva selvaggia>> di spropositi lo contri- stava e lo amareggiava, e pareva gli facesse risentire ad un tratto tutte le tristezze della vita. Ma c'era in lui anche una vena di humoiw facile e buona che nella sua arte (che è più che a1tro idillio misticismo eroismo o dolore) ha avuto rare occasioni di manifestarsi e affiorava invece spesso fra noi, specie in occasione di qualche smarrone allegro. In un n;do componimento avevo voluto citare i versi di Dante : Non v'accorgete voi che noi siam vermi Nati a formar l'angelica farfalla .... BibliotecaGino Bianco
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