Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931
Giovanni Pascoli - Ricordi di un vecchio scolaro 429 'Ma un giorno che mi sentiva ripetere fuori della scuola alcune strofe di una delle più sonanti odi del Carducci (non ricordo esat– tamente quale), mi sussurrò basso basso, sorridendo,. con una mano avanti alla bocca: «Retorica!>>- Col D'Annunzio non si conoscevano anc6ra. Si conobbero dopo l'articolo nel quale il giovane poeta di Pescara annunziava la sua scoperta delle Myricae e dopo una lettera affettuosissima che il D'Annunzio gli scrisse. in quell'occasione; ma già prima il Pascoli parlava del « giovinetto meraviglioso>> con molta ammirazione e con grande amore. Dei suoi commenti poetici sentiti a scuola mi ha lasciato una profonda impressione e un ricordo incancellabile il commento alla Pentecoste del Manzoni. Ma ricordo anche il suo grande amore per una poesiola dello Zanella : Odio l'allor che, quando alla foresta Le novissirne fronde invola il verno, Ravviluppato nell'intatta vesta Verdeggia eterno .... che è infatti nel suo spirito così nettamente pascoliana, quan– tunque sia stata imitata dal Carducci. · :B"inchéegli fu mio maestro, non potei conoscere nulla dei suoi versi. Nell'antologia del Targioni-Tozzetti che noi adopravamo c'era, in nota con le poesie dei modernissimi, anche un sonetto suo: « Principe rosso giovinetto sire>>, ma si irritò molto una volta che qualcuno gliene parlò'. Diceva che era la cosa più brutta che avesse scritto e che si sarebbe detto l'avessero messa in quel– l'antologia per fargli dispetto. Infatti non ristampò mai più quel sonetto e si può ritrovarlo soltanto nel volume postumo Poesie -varie, messo insieme dopo la sua morte. Mi spiegò più tardi perché non voleva che io leggessi i suoi versi. A parte l'infelice poema eroico in versi sciolti, che questo bas~o secolo non avrebbe gustato, e a parte gli errori di latino, qualche mia poesiola gli faceva pensare che avrei potuto scrivere versi, e temeva, mi disse, che leggendo i suoi versi sarei stato tratto ad imitarlo con sacri:fizio di quel poco di originalità mia. Con su– prema delicatezza di maestro sperava che il «fanciullino>> avrebbe trovato meglio da sé le sue parole. Dove qualche volta traspariva veramente il suo spirito di poeta era nei componimenti che ci assegnava. Una volta che avevamo visto insieme delle « stelle comete>>, ci dette per tema L'aquilone, e ricordo la sua grande gioia perché uno di noi, che era un tecnico perfetto in materia, gli fece nel tema la descrizione esattissima e particolareggiata della costruzione di un aquilone, usando e spie– gando una quantità qi termini tecnici propri di questa costru- Bibl1otecàGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy