Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931

Giovanni Pascoli - Ricordi di un vecchio scolaro 425 E conti!lluava di questo toino e ognuno può viedere che io ci avevo messo di mio la nobilissHna :inrtenzio!lle: il più .si erano abbrussati a farlo con ,oondiscen,denza benevoJ.a Omero, il Monti e l'Ariosto. · Di questo poema :iJn ,genere non parlavo con nessuno. Solmnto una volta mii venne :6atto di confidarmi in proposito con un mio compagno che era anche più giovane e più entusiasta di me. Si chia– mava Robe'rto Rossetti ed è ora un grave ed insigne avvocato. Egli considerò la oosa con molto i!llteresse e mi disse: « Perché !llon lo fai leggere al Pasooli quando comincerà, a fiarci lezio!lle lui ? Sai che anche lui è poeta?>>. Io ,so:rvolài su qruell'anche che era de~to (,pare i!mpossibile !) senza malizia. Gli risposi che il lavoro era anc6ra troppo imper– fetto, ,ma fu proprio cosi che sentii ,parrla:re p,er la prima volta del Pascoli. Non era Ulll'aoolpia allora, ,specie per UIIl ragazzetto, ignorare che anche lui: era un poeta. Eraiva,mo !llell'0JU1mnno del 1889 ed egli aveva pubblicruto qua e là qualche p,oesiola sparsa. Non aveva smmpato neJil'IÌleno il prrimo g;ruppetto dlelle Myricae nella Vita wuova che uscì l'airuno ,seguente (la prima edizione venale doveV'a uscire di lì a due an!lli) e di lui si pispigliava appena a Livorno o in Romagna. E 1 ra professore di latino e greco al Liceo di Livorno, ma insegnava l'itaJlia1no ainche ai ragazzi del Collegio San Gforrgio dell'Ardenza che si preparavano per l'Accademia Navale, e nel Collegio stesso iJnSJegnavale mate:rde letterarie ilil u!ll mfamscolo Girunrusio che metiteva insieme fra tutte le classi ci!llque 0J.ooni. Il :mio picoolo amico ed io eravamo mpipunto di questi cinque. NOIIlso per quali motivi quell'am!llo il Pascoli tardò un poco a r.iprend!ere le lezi0111i. Finalmente arrivò dentro u,n vecchio brwm tkato da u!ll cavallone bolso e guidruto da un voochio cocchiere adorno di una molto onoranda tuba ,sdrriucita. Era quello il mezzo ,di locomozione col quale i professori del San Gfor.gio aindavano aivanti e md!i,etro lemme lemme tra Livomo e la tranquilla villetta oornquattro torri Ì!ll mezzo ai pini, sulla str·ada che va dall'Ardenza di Terra a Montenero, dove era allora il Collegio. La prima iID!Pressione che ebbi di lui fu di UJI1a grande giovia– lità e bOIIltà. S!i sentiva vicino a,i ragazzi; !llOIIl aveva nulla della gravità professorale. Noi ci!ll·quescolari del. Gmnasio, benché di diverse claissi, face– vrurno lez1ooe· tutti insieme Ì!ll un crumerone a pùmterreno. Per semplificare le cose, anzi, cominciarono col metterci tutti nella stessa classe, tutti in te:rza, ed io, che dovevo fare la seconda, mi preparai ,senz'altro per l'esa,me ,di terza, i!ll quarta. Sedevo accrunto al mio ,piocol-0amico molto vivace che era aiddkittura saltato in term dalla prima. B1bl1oteca Gino Bianco

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