Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931
420 P. Monelli Cesio Busche; disciplinato, devoto, coraggioso per una vittoria èontinua sul· ~mo umor pacifico e su un innato rispetto per i ne– mici. Scampò la g·uerra, e si ammazzò poi buttandosi giù dal tetto. La preoccupazione mi dava·un senso di freddo. E sopratutto fame. Mi rendévo conto adesso che ero digiuno da due ore innanzi l'alba; mandando via l'attendente ferito rion m'ero ricordato di fargli tirar fuori dal tascapane le mie scatolette e il mio pane. Campari mi aveva promesso che mi avrebbe mandato da mangiare appena pos– sibile ; e con tanta calma in giro non capivo perché non ci avesse pensato. Il sole era tramontato; il bosco pareva più :fitto, e ai nostri sensi stanchi tutto brulicante di passi insidiosi. Le vedette ripre– sero a sparare. Una fucilata fu seguìta da un grido; e come prima, mi vidi sorgere di fronte Tollot che m'annunciava calmo di avere ammazzato un'altra spia. Stavolta, data la notizia, non attese che gli parlassi, ma riscomparve ingoiato dall'ombra del bosco. Provai a chiedere in giro agli uomini se avessero una scafo– letta d'avanzo. Ma che. Ma ormai, pensavo, il cambio o l'ordine di ritirarsi non doveva esser lontano; e venisse presto, ché l'attacco non poteva tardare. Pensavo con affetto alla casaccia in paese, al brodo caldo, alla tazza di vino, allo sfogo che avrei fatto con Oam– pari che mi lasciava morir di fame. « E il cuoco lo sgnacco dentro, lo sgnacco >>. Purché non ci attaccassero prima. Avevo mandato un rapportino al comando; esponevo la situazione, chiedevo istruzioni. Gli uomini s'erano rimessi a scavar fondo, profittando dell'oscu– rità. ,Mi trovai davanti anc6ra una volta Tollot. - Stavolta non hai ammazzato nessuno. - .Sior no; ma voio el cambio, ch'el mandi un altro là via, no me piase de star là fora con quei morti. - Gli hai ammazzati tu, però. - E sior sì. Ma co' l'è scuro, sior tenente .. :. - Mandai due uomini a sostituirlo ; raccomandai di raddoppiare la vigilanza; e sorrisi dentro di me usando quelle parole, sacre agli allarmi dei sommi Comandi. Feci portar più vicini i nostri morti. I nemici gli avevano cavato le scarpe e le calze. Gli coprimmo il viso; solo i piedi nudi brillavano nella poca luce e si capiva bene che erano piedi di morti. Col bagliore d'un incendio lontano la luna s'affacciò fra i rami bassi. Allora mi prese il timore di non avere il cambio. Un timore ir– ritato, congiunto al non sapermi rendere conto dell'utilità di restare con gente poca e stanca a presidiare una quota che al nemico doveva importare assai; con la certezza che se ci avessero attaccato sul serio chi non ci lasciava la pelle andava ·dritto a Mauthausen. Do– veva essere la fame a suscitare idee così nere ; ma mi pareva ridicolo quel mio continuar la· battaglia, con quindici uomini, Monelli sol contro Alemagna tutta. BibliotecaGino Bianco
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