Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931

il noto ciwuzzolo 419 La terra molle, il sasso, le zolle prolungavano la mia epidermide con felice diffusione, era come ·se il mio sangue se lo bevesse il suolo; se mi fosse arrivata ]a pallottola, sarebbe stato appena un contatto più intimo, appena un congiungermi più vasto con queste radici vive che la zappetta aveva messo a nudo e a cui appoggiavo ~ il volto, gracili, odorose d'acqua. Due fucilate seguìte a un lungo periodo di silenzio, o mi pareva, mi scossero. E· dopo un attimo mi vidi davanti Tollot, ragazzone rosso e grosso, dal collo enorme di pugilatore: dentro a una bocca stretta un sorriso di dentini minutissimi. - Sior tenente, go copà un much, a diese metri. - Dove? . - Là via in tela boscaia, dove che m'à mess el sergente. - E scappi via per venirmelo a dire ? Ohe vedetta sei ? Torna subito dov'eri. · - Siorsì. - Le fucilate e il dialogo mi avevano destato, m'accorsi subito, da uno stato di grazia ·che non sarebbe tornato più. Sentii ad un tratto quanto la mia situazione fosse irritante. Quei nemici che ve– nivano fin sotto al naso dei miei volevano dire che fra poco sareb– bero venuti ad attaccarci; va bene che ora eravamo per .così dire trincerati, ma eravamo pur sempre pochi e campati in aria. Ormai il sole era basso, la terra si raffreddava in fretta, certe ombre da levante, sotto il bosco, erano già opache. Arrivò una manata di fu– cilate senz'altro effetto che di bestemmie; poi un colpo solo; e un uomo urlò e si rovesciò con tanto spasimo nella sua buca che lo credemmo fulminato. Invece riprese subito gli spiriti; e si mise a cianciugliare imprecazioni contro i much. - Tasi ti, - fece il ser– gente. Lo misero nella mia buca, cominciarono a tirargli giù •i pantaloni per cercar la ferita; l'uomo, bocconi, invece di dirci dove se la sentiva non fàceva che chiederne. con ansia. Messe coscie e natiche a nudo, il sergente disse : - Eco el buso. - Dove, dove? - gorgogliò il ferito, - elo fondo? gnente al- tro? gnente altro? elo sicuro? - E il ferito nominò ben chiaro le cose che gli premeva fossero rimaste intatte; con un'apprensione che ci fece sorridere, in quel luogo, agli inizii d'una guerra di cui sentivamo che non avremmo mai veduta la fine. Il sergente fasciava rapidamente; e continuando il ferito a chiedere, lo fece tacere con una risposta ·definitiva, due parole senza veli, che suscitarono dai soldati più vicini una pioggia di frizzi. Il sergente era rosso in viso come avesse bevuto; aveva un'aria vivace, quasi spavalda, ch'era nuova in lui. Ii sergente Oonz era un trentacinquenne biondo e mite, con oc– chi acquosi e viso lungo e baffi cadenti; macellaio di mestiere a BibliotecaG no Bianco

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