Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931

Il noto cucuzzolo 417 que minuti ne arrivò un altro, poi un altro, e così via, a intervalli regolari. I miei uomini non levarono nemmeno la testa a guardare. Solo il sergente mi si avvicinò; rannicchiati dietro il riparo di sac– chetti gonfi noi due e il capoposto studiavamo il tiro. Preciso, di– venne, o ci parve; e forse un po' alto. Ma non erano che shrapnellini della montagna. · Il fracasso del combattimento a occidente era molto diminuito; non si sentivano più le mitragliatrici. Il cucuzzolo era sempre bat– tuto. Mi par~va che tutta la battaglia fosse solo per me, ormai, per– ché io con i miei venti. rimasti potessi\ andare a farmene sfessare altri dieci su qùel sasso della malora. E quando avrebbe finito di sparare l'artiglieria ? Mandai un uomo con un biglietto dal mio nuovo comandante tat– tico.,« Poiché la nostra artiglieria continua il fuoco sul cucuzzolo in questione, chiedo quando debbo muovermi)). -Mezz'ora dopo ebbi la risposta: «Vada sul cucuzzolo quando l'artiglieria avrà finito di sparare. Firmato, capitano Tale)). Oh bene, ecco una risposta sodisfacente. :Credevo più difficile, fare il comandante tattico. Riordinai il plotone su tre squadre ; rimase senza comando il caporalone Prade, e lo nominai mio portaordini. Lo vidi schiarirsi, a quella spera,nziella di poter tagliare la corda ogni tanto per por– tare biglietti a quei comandi così remoti. Il testone bendato lo mandai giù. Mi spiaceva perdere un uomo per un pizzico-all'orec– chio. Ma con le ferite non si sa mai; e poi non potevo defraudarlo d'un così sacro diritto a salvar per questa volta la, pelle, acquistato per uno sbaglio di pochi millimetri. Decisi di portarmi sùbito all'orlo del bosco, e attender là che cessasse il fuoco della montagna. La battaglia a sinistra s'era riac– cesa e allargata, a giudicar dal frastuono, fra cui sempre più assiduo lo strepito delle mitragliatrici._Poiché immagipavo che appena arri– vato iµ cima sarebbe ricominciata la fucileria da tutte le parti, ordi– nai agli uomini di portare con sé quanti più sacchetti pieni potes– sero, smantellando i ripari del piccolo posto. - Ch'el toga suso, ch'el toga suso, - disse il capoposto, con l'aria di disporre magnanimamente della roba sua. Uscimmo. Nel tempo che impiegammo a portarci ai piedi del cucuzzolo il fuoco a shrapnel sul sommo cessò. Era il momento buono. Su. Stavolta i miei uomini procedevano con strana cautela; e avrei voluto vedere adesso quello slancio, quella gara del mat– tino. Ma l'umore era nero. Capivo che i soldati si domandavano a che scopo tornar lassù ; troppo pochi per attaccare la trincea ta– gliata nel monte, troppi per tenere un semplice posto d'agguato. A poco a poco, partito con gli ultimi, mi trovai in testa con il ca– poralmaggiore Ferracin. F~r.racin gli usciva dalla bocca e colava sulla barba crespa una bavetta di tabacco ciccato, e borbottava; 27. - Piya.so. BibliotecaGino Bianco

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