Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931
"' It noto cuciizzolo 415 Il ferito perdeva sangue dall'orecchio. - L'è gnente. - Vai giù lo stesso ; avverti il piccolo posto del Feltre che ci son tedeschi nel bosco e che noi veniamo giù. Poi aspettami li, che mi pare che sei anc6ra buono. M'ero deciso in fretta, a quel tentativo di aggiramento. In fondo, non avevo nessun ordine d'occupazione permanente .. Nessuno m'aveva parlato di rincalzi. Feci partire altri due uomini col ferito' alla testa; si ritirassero dietro al cucuzzolo le squadre di sinistra e di fronte ; ma avevan pensato a recuperare il tascapane il piastrino e il portafoglio di Bogno ? - Siorsì; e anca quel de Cason." - Quando è morto ? - L'è poco, ma nissun se n'era incorto. Con un buso cussita in te la sc-ciena. L'è tute bale esplosive, le vien w dal çiel. Ci ritirammo. In fondo, all'orlo della macchia, riordinai le squadre. Da questo punto si distaccava quella costa che ho detto, quel crinale, all'ombra del quale ci eravamo portati sotto poche ore prima. Bisognava tenersi al riparo di esso, per non essere veduti dai posti di ponente che ci avevano tirato addosso con tanta foga. I soldati, appena fuori del bosco, si buttavano per il versante si– curo. Ma io vidi uscire dal bosco un sentierino incredibilmente liscio e netto che prima di scendere giù al coperto seguiva per qual– che metro il crinale. Fosse quell'aspetto pacifico del sentierino, fosse che in guerra s'è sempre un po' pazzi, invece di seguire i miei uomini mi misi a, scendere lento per il filo della costa. - Adesso mi vedono, - pensavo, - e mi sparano. - Ma anche questa volta il pensiero era distaccato da me, era quasi l'intuizione dei pensieri di un altro. Udii alcune fucilate, e vidi contemporaneamente formarsi in terra alcune nuvolette con scoppiettii secchi. Erano per me. Credo di avere avuto per un attimo un senso di orgoglio smisurato. (Vo– glio spiegare qui che oggi posso definire con questa esattezza quel mio stato d'animo; ma allora non credo che me ne rendessi conto; e rispetto a certe giornate della guerra siamo sempre più come l'ubriaco che rivive a sbornia smaltita le azioni, i motivi, le asso– ciazioni di idee del suo stato d'ebbrezza, solo allora collegando cause con effetti, impulsi con sensazioni). Avevo già fatto combattimenti di pattuglie, quando le fucilate che arrivano vicine si capisce che sono personali; ma solo stavolta avevo un senso così vivo e ilare d'esser preso di mira, d'essere il bersaglio di tiratori preoccupati di sparar giusto, che tutto quel chiasso tutto quell'impegno erano per la mia propria persona. I solda'ti scendevano svelti al coperto ; io solo spiccavo nel sole chiaro sul ·crinale. Nuovi colpi, tre o quattro, nuove nuvolette. Ma, ormai il sentiero scendeva. Senza affrettarmi (mi venne l'idea di BibliotecaGino Bianco
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