Pègaso - anno III - n. 4 - aprile 1931
Il codiee di Paul Poiret 477 tempestati di brillanti. La jupe-culotte è la sua idea fissa, né l'abbandona fino alla fine del racconto, preconizzando sempre che le donne porte– ranno i pantaloni, e appellandosi alle americane come ultima speranza. E non li hanno portati ,sempre sotto la sottana ? E non è proprio cosi in fondo che alla d·onna piace di portarli? Poiret non è sodisfatto e vuole v~derglieli decisamente alla luce del sole. Più che un sarto egli è ·stato un artista, un autentico artista in ogni sua manifestazione, compreoo questo libro piacevolissimo, e mai un mercante né un uomo calcolatore. L'affare dell'a,nellino laiscia.to sul ta– volino di una terrazza ritorna alla memoria. E. questo realizzat ore di sogni è rimasto un sogno nella vita parigina. Porse il teatro doveva es– sere la sua piattaforma più esclusivamente e decisamente; e solo le donne di teatro, o le più eccentriche di Parigi, e .sovente straniere, po– terono seguirlo con convinzione, ché la massa delle borghesi nel loro blocco serrato rimasero spettatrici, né lo giudicarono sempre benevol– mente. E mi piace a questo proposito riportare qui un aneddoto. Un giorno Madame Henry De Rotschild gli fa chiedere per telefono di mandarle a casa alle due precise i suoi più bei vestiti e i suoi più graziosi mannequins per indossarli. Non vi erano forse due donne a Parigi che potessero permettersi questo lusso, né due sarti disposti a sodisfarlo. All'ora fissata partono dal Faubourg Sarint Honoré sopra una fila di automobili i mannequins richiesti con armi e bagagli, accom– pagnati dalla direttrice dello stabilimento, la quale ritornando due ore dopo si dà a sbraitare davanti al proprietario : « Ah! se sapeste quale affronto ella vi ha fatto, è bene che lo ·sappiate, perehé possiate agire di conseguenza: es,sa ci ha fatto sfilare davanti ai suoi gigolots ». Qui calzerebbe una spiegazione per coloro che non possono penetrare non dico il significato ma il sapore di questa parola che non ha il corrispon– dente nella nostra lingua, per quanto lo abbia esattamente nella nostra vita. Bisogna maneggiare le parole di mestiere per poter comprendere quanto vi possa essere di dolce e di aspro insieme in quelle due g in– tramezzate da una semplice i, e nella fresca rotondità di due o intramez– zate da una leggerissima l: gigolot. Vi prometto fin d'ora di occupar– mene; per oggi aggiungerò solamente che non v'è cuoco o pa,sticcere o altro fabbricante di ghiottonerie, capace di mettere nelle sue manipo– lazioni tutto il sugo che questa parola contiene. La ba,ronessia De Rotschild dunque li aveva fatti sfilare davanti ai suoi gigolots che avevano espresso apprezzamenti poco lusinghieri a, pro– posito dei vestiti di cui non avevano capito un' h, e troppo invece, e quanto meno r1~ttosi, a, proposito delle ragazze la cui avvenenza mo– strarono di aver capito a, meraviglia. Finché la baronessa congedando la direttrice aveva, aggiunto per conto proprio : « .Sapevo che questi ve– stiti erano brutti ma non avrei potuto mai supporre fino a, qual punto». Poiret non rispose sillaba a simile resoconto, né diede segno alla sua dipendente di quello che nel suo animo avesse prodotto; ma, qualche tempo dopo caipitata da lui Madame De Rotschild con un'amica per assistere al~ sfilata delle nuove toilettes, egli le si presentò intimandole di- abbandonare il suo stabilimento; e al rifiuto della signora, non av– vezza a vedersi mettere alla porta dai propri fornitori, egli ordinò ai BibliotecaGino Bianco
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